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Pd, lo scontro è tra D'Alema e Prodi

D'Alema e Prodi

Bersani convoca le "primarie" per il Colle: due i nomi in gioco. Si ripropone l'eterno scontro. Il Cav vuole Baffino: non è semplice

Andrea Tempestini
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Dopo la doppia fumata nera per Marini bocciato nella corsa alla presidentza della Repubblica, il Pd cerca di ricompattare le fila in vista della terza e della quarta votazione per il Colle. Per questo Bersani ha deciso di riunire per questa mattina, venerdì 19 aprile, i grandi elettori del Pd per delle miniprimarie: la sua speranza è che il vincitore venga sostenuto da tutti, . Dopo la sconfitta di Franco Marini si deve puntare su un nome diverso. Quale la "novità"? Romano Prodi, più "quotato" rispetto al "grillino" Stefano Rodotà. Che però non è il vero rivale. I democratici dovranno trovare una soluzione al rebus nella riunione convocata in fretta e furia per questa mattina.  E devono trovarla in casa. Le anime del Pd, nuovamente a confronto per decidere su chi puntare nella corsa quirinalizia, dovranno scegliere se convergere su Prodi o Massimo D'Alema. Un'impresa ardua. Un lungo scontro - Se resta possibile che nel segreto del catafalco alla fine la possa spuntare Rodotà, nella lunga notte del Pd ritornerà in auge il vecchio scontro: quello tra Mortadella e Baffino, eterni rivali. Romano non ha mai perdonato lo "sgarro" del 1998, quando dopo il crollo dell'Unione D'Alema gli soffiò la poltrona a Palazzo Chigi. I due si sono avversati e combattuti anche nelle ultime lunghe settimane, quelle delle schermaglie e dei posizionamenti in vista del voto sul successore di Giorgio Napolitano. Fattore urne - Prodi parte favorito. Gode dell'appoggio di diversi esponenti del partito. Sul suo nome, inoltre, potrebbero convergere anche i voti di Nichi Vendola e di qualche grillino. Bersani non lo avversa, anche se sarebbe tutt'altro rispetto a quel "nome condiviso" invocato da lui, dal Pdl e da Silvio Berlusconi. Il Professore potrebbe però riuscire a ricomporre parte dei cocci del Partito democratico. Ma c'è un rovescio della medaglia: se Prodi fosse eletto il ritorno alle urne, immediato, sarebbe quasi certo. Ogni accordo con il Pdl diverrebbbe impossibile, mentre quello con i grillini passerebbe per lo stesso sentiero strettissimo lungo il quale Bersani è recentemente precipitato. Il Cav vuole D'Alema - Chi sostiene Prodi, di fatto, mette in conto la possibilità di un rapido ritorno al voto. Ed è questa la leva più potente che può utilizzare il rivale, D'Alema, che resta il candidato "preferito" di Silvio Berlusconi. Lo stesso Cavaliere però non nutre grandi speranze sulla possibilità che al Colle salga un nome condiviso, uno di quei nomi ritenuti "accettabili" dal Pdl: da Udine, infatti, ha ribadito che con buona probabilità si tornerà presto al voto.  I franchi tiratori - In definitiva, nella notte dei coltelli né D'Alema né Prodi troveranno ampio consenso in un Pd già dilaniato. Bersani preferisce Mortdalla, la cui rappresenterebbe il fallimento del suo progetto, quello di trovare un presidente di unità nazionale. Massimo e Romano, inoltre, non otterranno facilmente il sostegno degli ex Popolari, amareggiati per la bocciatura di Marini. Infine c'è il fattore Matteo Renzi, all'inizio della campagna quirinalizia più vicino a Prodi, ma i cui rapporti con D'Alema sono in netta ascesa. Lo scontro sarà lungo e spaccherà ulteriormente Largo del Nazareno, dove i franchi tiratori, proprio come accaduto su Marini, potrebbero minare qualunque tipo di (teorica) intesa.  

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