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Quirinale, Marini non la spunta? Viene eletto Rodotà

Matteo Renzi e Nichi Vendola

Paradosso Bersani: se vince l'ex Dc non farà il premier. Se invece perde diventerà presidente (bruciato dopo aver perso su tutto)

Andrea Tempestini
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Il nome per il Colle è quello di Franco Marini. Lo conferma Pier Luigi Bersani. E il Pd, immediatamente, si spacca. Il segretario democratico si gioca tutto: per spuntarla deve ottenere l'elezione dell'ex Dc entro i primi tre turni. E l'impresa appare tutt'altro che scontata: contro il nome di Marini si sono schierati Matteo Renzi (che ha detto: "Questo è uno schiaffo agli elettori e un dispetto al Paese"), Nichi Vendola ("Marini sarebbe la fine del centrosinistra"), Marianna Madia (in rappresentanza dei veltroniani), Rosy Bindi e anche i cosiddetti "giovani turchi", negli ultimi giorni, hanno storto il naso. Insomma, l'elezione di Marini, per quanto caldeggiata anche da Silvio Berlusconi, appare tutt'altro che scontata. L'asse Renzi-Vendola - Così se nel Pd è rivolta e se va in pezzi l'alleanza Pd-Sel, si crea l'asse Renzi-Vendola. Entrambi contrari alla candidatura di Marini sono invece favorevoli a quella del candidato del Movimento 5 stelle Stefano Rodotà. E' lui infatti il favorito se Marini non dovesse farcela entro i primi tre turni. Renzi ha detto che "è meglio lui". Nichi Vendola e i suoi lo voteranno dal primo turno. Di sicuro anche i grillini, Lega Nord, Fratelli d'Italia e alcuni "franchi tiratori" non voteranno per Marini. Alla quarta votazione allora Bersani e Berlusconi potrebbero provare a far rientrare dalla porta di servizio Giuliano Amato o Massimo D'Alema,   I paradossi - A rendere ancor più interessante il quadro è la situazione paradossale in cui si è cacciato Pier Luigi Bersani. La prima considerazione: se già era "finito" dopo la "non-vittoria" alle elezioni, se perdesse anche la partita su Marini il tracollo sarebbe definitivo. Avrebbe perso su tutta la linea. Quindi la seconda considerazione: se invece Marini la spuntasse, Bersani non potrebbe realizzare il suo grande obiettivo, fare il premier. L'accordo col Pd sull'ex Dc, infatti, prevede che la presidenza del Consiglio venga affidata a Massimo D'Alema (Bersani, inoltre, ha sempre detto che si rifiuterebbe di governare con Berlusconi). Terza e ultima considerazione: per ambire alla presidenza del Consiglio, Bersani dovrebbe sperare nella non elezione di Marini. Gli servirebbe un Rodotà al Colle: a quel punto i canali di dialogo con Grillo si riaprirebbero, e l'incarico andrebbe a Bersani. Lo stesso Bersani che sarebbe però definitivamente bruciato per la sconfitta su Marini.  

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