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Il candidato M5S al Colle è lo Scilipoti del '73: comunista per un seggio

Stefano Rodotà

Radicale, non ottenne un buon posto in lista da Marco Pannella e divenne comunista. Ha trasformato un authority in una succursale Ds ed ha tre vitalizi

Andrea Tempestini
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  di Mattias Mainiero «Buonasera, professore». Corso di Orbetello, pomeriggio di non molti mesi fa. Rodotà cammina proprio al centro della strada. Non guarda le vetrine dei negozi, non guarda i passanti. Cammina. È solo, assorto nei suoi pensieri. E non risponde al saluto. Una mezz'oretta dopo, stesso corso. Rodotà lo sta percorrendo in senso opposto. Di nuovo al centro della strada. Di nuovo lo sguardo fisso dinanzi a sé. Presumiamo gli stessi profondi pensieri. «Buonasera, professore». Di nuovo non risponde. Dobbiamo essere chiari, non possiamo lasciare equivoci: quel pomeriggio ad Orbetello non fu il professor Stefano Rodotà a non ricambiare il saluto perché distratto o per altri motivi. Eravamo noi che non meritavamo neppure un cenno della testa, un sorriso, un sopracciglio alzato. (...) Su Libero di giovedì 18 aprile, Mattias Mainiero tratteggia il ritratto di Stefano Rodotà, il candidato grillino al Quirinale. Si tratta di uno Scilipoti "ante litteram": nel 1973 infatti passò al Pci per un seggio. Rodotà, radicale, non ottenne un buon posto in lista da Marco Pannella e così divenne comunista. Nella sua carriera, inoltre, trasformò un authority in una succursale dei Ds. E ha la bellezza di tre vitalizi. Leggi l'approfondimento di Mattias Mainiero su Libero di giovedì 18 aprile  

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