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Colle, tutte le possibili alleanze

Bersani in balìa delle correnti interne teme di non riuscire a blindare la rosa che presenterà al Cavaliere, fanno paura i franchi tiratori

Lucia Esposito
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  di Franco Bechis Forse nemmeno Pierluigi Bersani sa più a che gioco stia giocando. Non bastava il clamoroso flop durante l'incarico da esploratore che generosamente gli aveva affidato Giorgio Napolitano. Il segretario del Pd si è smarrito anche sulla via del Quirinale. Non sa più che pesci prendere, perché ne ha ascoltate troppe. Sente su di sé continue pressioni, interne al partito, nei colloqui con gli atri gruppi parlamentari, persino dall'esterno. Sembra ostaggio dei giochetti di Beppe Grillo, che se lo rigira fra le mani come un pupazzetto. Un'ora gli fa assaporare il gusto del grande accordo su Romano Prodi, un'ora dopo quell'intesa è già cenere. Troppe pressioni sul povero Bersani, che lunedì è sembrato smarrito anche ad Andrea Olivero, il coordinatore di Scelta civica che di fatto in queste ore sta facendo il pontiere fra Pd e Pdl. «Cosa vuole Berlusconi?», ha sospirato con lui il povero Bersani, «e chi lo sa? Giuliano Amato? Sinceramente ho trovato il centrodestra freddino su Amato».  Annotazione che ieri è già filtrata nelle fila dei gruppi parlamentari e tradotta in un assai più netto: «Il Cavaliere non vuole Amato. Punta su Romano Prodi, perché così litigherebbero tutti e si andrebbe immediatamente al voto, che è l'ipotesi più accarezzata da Berlusconi». Non è così, e semmai è vero il contrario: con i suoi Berlusconi non fa che parlare bene di Amato. I problemi nel centrodestra su quella candidatura nascono semmai dalla Lega e in parte da Fratelli d'Italia. Però il povero Bersani oggi oscilla anche per un piccolo spiffero, figurarsi cosa provoca in lui la ridda di voci e maldicenze che filtra dal Palazzo.  Come non bastassero quelle voci e gli interventi a gamba tesa all'interno stesso del Pd (Matteo Renzi vs Franco Marini e Anna Finocchiaro, Dario Franceschini vs Bersani e lo stesso Renzi, Walter Veltroni che gioca una partita in proprio), sul Pd spingono anche le lobby esterne. Una tradizionale, quella del partito radical-azionista che fa riferimento al quotidiano Repubblica, e che nelle ultime ore ha scelto nel cilindro di Bersani la candidatura di Sabino Cassese, attuale giudice della Corte Costituzionale. Quel nome non dispiace a Veltroni, che da giorni vaticina «scelte a sorpresa». e Massimo D'Alema». Tutti e tre sono coperti su questo fronte, e nelle ultime settimane hanno aumentato con viaggi e incontri personali quel gradimento.  Leggi l'approfondimento di Franco Bechis  su Libero in edicola oggi, mercoledì 17 aprile   

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