Quirinale, salgono le quotazioni di Amato
Mancano due giorni all'apertura delle operazioni di voto per eleggere il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale. Il grande favorito è Romano Prodi: su di lui puntano i bookmaker e anche il fratello, secondo cui "all'80% verrà eletto Capo dello Stato". Per il Pdl, però, la Mortadella è indigeribile. Pier Luigi Bersani continua ad assicurare che vuole un nome largamente condiviso, un auspicio espresso anche da Mario Monti e, per quel che conta, da Pier Ferdinando Casini. Possibile dunque che si punti su Prodi? Possibile sì. Ma non così scontato. Se venisse eletto, il Pd per formare un governo dovrebbe bussare ancora alla porta del Movimento 5 Stelle. Col Pdl infatti i contatti verrebbero troncati, interrotti. E come sia andata la prima "trattativa" tra democratici e grillini è sotto gli occhi di tutti. Bruciato? - Le quotazioni di Prodi restano alte. Ma sembrano in leggero ribasso. Come tutti i nomi sovraesposti rischia di essere bruciato. L'ultima goccia di "benzina" è stato l'endorsment de facto del guru del Movimento 5 Stelle, Roberto Casaleggio, pronto a piegarsi alla volontà del web-popolo pentastellato: "Se dalle Quirinarie uscirà il suo nome lo voteremo", ha spiegato il guru smentendo quanto aveva detto pochi minuti prima ("no a un nome politico"). Quello di Prodi, in definitiva, potrebbe essere quel nome condiviso (o quasi). Ma condiviso solo da Pd e M5S. Non esattamente la soluzione auspicata da Pdl, da Napolitano e dalle altre forze parlamentari. Stando alle sue parole, non sarebbe la soluzione migliore nemmeno per Bersani. Realpolitik - C'è poi il fattore Matteo Renzi, l'ondivago sindaco rottamatore. Inizialmente era pronto a dirottare i voti della sua pattuglia parlamentare - una cinquantina - su Prodi. Quindi, per questioni di realpolitik, il rottamatore ha cominciato a spingere per il dialogo con il Cavaliere (significativo il faccia a faccia tra Matteo e Silvio di lunedì sera a Parma). Ora anche l'appoggio del primo cittadino di Firenze al Professore non appare più così scontato. Prodi, per inciso, avrebbe ricevuto anche una telefonata da Gianni Letta, il fedelissimo del Cav. L'ex premier l'ha smentita, ma se contatto è stato, facile ipotizzare che l'ex sottosegretario dalla Presidenza del Consiglio abbia fatto pressione su Prodi affinché si sfilasse dalla contesa quirinalizia. Pista Amato - Per la presidenza alla Repubblica, oltre a quello "c", "d", "e" ed "f" (ed escluse sorprese dell'ultimo minuto), c'è anche un "piano b". La seconda carta. L'altro scenario possibile. Il nome di convergenza sarebbe quello di Giuliano Amato, che per motivi un po' oscuri agli azzurri stessi gode della stima di Silvio Berlusconi. Il Cav, del "dottor Sottile", si fida. L'ex presidente del Consiglio socialista potrebbe essere la pedina su cui trovare una convergenza ampia. Il nome di Amato è però malvisto da diverse correnti del Pdl. Nel suo curriculum pesano la patrimoniale del 1992 e le manovre pesanti che ha imposto al Paese. Sgradite anche le recenti dichiarazioni in cui "mister Casta" rifiutava l'etichetta di "Casta": "Non è vero, sono un esempio. Devolvo il vitalizio in beneficenza". Verso lo scettro? - Tra i più ostili nei confronti del "dottor Sottile" la frangia ex An che anima il Pdl: in prima fila Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. Non vedono di buon grado la sua ascesa quirinalizia nemmeno i "liberisti" azzurri, tra cui Antonio Martino, ed alcuni degli ex socialisti. Amato, un uomo buono per tutte le stagioni, "un eterno riciclato" secondo alcuni dei pidiellini più velenosi. Ma, sicuro, un nome più affidabile e meno ostile rispetto a quello di Prodi. Così, se è vero che l'obiettivo è trovare un nome di "convergenza nazionale", Giuliano Amato, ad oggi, pare essere il più quotato per raccogliere lo scettro di Napolitano.