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Monti, resa totale: niente incarichi o nome nello statuto di Scelta civica. Ira su Casini

Offeso a morte dalle critiche del leader dell'Udc: "Mi implorava di fare il leader...". Moderati spaccati in due

Giulio Bucchi
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Senatore a vita e padre nobile, ma senza incarichi nel partito. Un discreto passo indietro, per chi doveva essere il punto di riferimento del nuovo centro, la chiave di volta di ogni possibile gioco parlamentare. E invece Mario Monti da quei giochi è rimasto completamente fuori: travolto dal flop della sua "Lista Monti" e di "Scelta civica", con alleati azzerati (Pierferdinando Casini e l'Udc al lumicino, Fli scomparsa e Gianfranco Fini fuori dal Palazzo) e una credibilità in caduta libera."Non mi sento un leader di partito, non è il mio mestiere", avrebbe confessato ai suoi fedelissimi conr riporta il Corriere della Sera.  Fuga da Mario - E quindi? Quella del Professore sembra una resa totale: nessun incarico, niente più nome nello statuto e nemmeno nel simbolo di Scelta civica, quasi fosse (e in fondo forse lo è stato) un handicap per i moderati. Una decisione forse dettata anche da amarezza e stizza per le critiche piovutegli addosso nelle ultime settimane: non fosse bastato il magone per la bocciatura degli elettori, ci hanno pensato i suoi ministri a scaricarlo. Prima Giulio Terzi, che si è dimesso sul pasticcio del caso marò in aperta polemica con Palazzo Chigi, quindi anche il neo-piddino Fabrizio Barca ha preso le distanze ("Sono gli italiani a non volerci più"). Per non parlare dei partiti, che già prima del voto facevano a gara a chi la sparava più dura sul governo tecnico, quello delle tasse dei sacrifici. "Mi avevano chiamato in soccorso...", sospira il Prof, che ce l'ha anche con la protesta congiunta contro la crisi di Confindustria e sindacati ("squallidamente a braccetto, ma non indicano come uscirne, da questa crisi", li punge Monti). La rabbia contro Casini - In sostanza, spiega Francesco Verderami, il povero Mario si è offeso a morte per l'intervista di Pieferdy Casini sul Corsera. Il leader Udc ha di fatto scaricato tutte le colpe su di lui. "Ma come? Mi implorarono di fare il capo della coalizione alle elezioni e adesso dicono di aver donato il sangue per me?", s'è arrabbiato Monti, che sarebbe rimasto "allibito" leggendo le accuse di Casini. Il prof non rinuncia a ricordare i successi del suo rigore: "Stiamo uscendo dalla procedura di deficit europeo, i conti pubblici sono in ordine...". Peccato che molti, anche nel suo partito, non lo apprezzino a sufficienza. Si sente il "capro espiatorio" e per questo farà un passo indietro. Il senso è: Vediamo cosa faranno da soli, Casini  e soci. Il problema. è che Scelta civica potrebbe perdere anche qualche fedelissimo del premier. Le voci di corridoio parlano di un movimento spaccato a metà: da una parte Andrea Riccardi, dall'altra ItaliaFutura di Luca Cordero di Montezemolo. Un altro che il suo nome l'ha tenuto volentieri fuori da statuti e simboli.

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