Bersani: "Io penso al Colle? Sì, a quelli piacentini". D'Alema va da Renzi
La faida a sinistra per la corsa al Quirinale è ricca di ribaltoni e colpi di scena. Per esempio, Pierluigi Bersani è costretto a correre ai ripari smentendo una sua presunta ambizione a salire al Quirinale. Il segretario presidente della Repubblica visto che non riesce a diventare premier? "Io al Colle? Penso solo a quelli piacentini", si schermisce il povero Pierluigi, che sperava di imbastire un'ipotesi di auto-candidatura magari con il sostegno di Silvio Berlusconi, "cedendo" in cambio su Palazzo Chigi. Niente di tutto questo, evidentemente, anche perché nel Pd la fronda interna si fa sempre più rumorosa. E trasversale. D'Alema da Renzi - Prendete Massimo D'Alema. Il rottamato per eccellenza, il nemico numero uno del nemico numero uno di Bersani, Matteo Renzi, in teoria dovrebbe far squadra con Pierluigi se non altro per arginare l'ascesa del sindaco di Firenze. E invece, che fa Baffino? Prima programma una visita a Palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze, per tenere una lezione sulla crisi dei partiti in Europa all'Istituto di Scienze umane (tema attualissimo e autobiografico...) e ne approfitta per salutare proprio lui, Renzi. Quindi interviene un po' a sorpresa sulla polemica riguardo all'esclusione dello stesso Matteo dalla rappresentanza della Regione Toscana che voterà in Parlamento per il prossimo presidente della Repubblica. "E' stato un errore", accusa D'Alema. Chi accusi non è chiaro, visto che Renzi denunciava le responsabilità proprio dei vertici democratici, quindi anche lo stesso D'Alema. Amato e Violante in pole - Resta, dunque, lo stallo profondo su tutti i fronti. Il Pd, diviso in due, tre tronconi ("Ma nessun pericolo scissione, non abbiamo problemi di questo genere", ribatte Bersani alle parole di Dario Franceschini dalla Bignardi), sta depennando via via anche i propri candidati al Quirinale. No a Bersani ("Il segretario non è candidato al Quirinale, come si sostiene in alcune indiscrezioni di stampa in queste ore", ha spiegato il suo vice Enrico Letta), no pure a D'Alema (e lo dice lui per primo: "Io non sono candidato a nulla, non ci sono candidati. E' stato scelto un metodo da Bersani per trovare un candidato o una candidata di alto profilo, che abbia il più alto consenso possibile. Chi sarà il candidato lo dirà Bersani"). Restano in ballo Giuliano Amato e Luciano Violante. Ma la sensazione è che la palla non sia più in mano al solo Bersani.