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Renzi "trombato" per il voto al Colle:"Mi puniscono, ma zitto non ci sto"

Matteo Renzi

Ignazio Stagno
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Matteo Renzi ormai è il problema numero uno del Pd. In largo del Nazareno lo odiano più di Silvio Berlusconi. Dopo averlo fatto fuori con delle primarie farsa, il sindaco di Firenze è tornato alla carica ed è per tutti prossimo candidato premier del centrosinistra. Già per tutti, tranne per i democratici. Loro amano vederlo in difficoltà e fanno di tutto per tagliargli le gambe. Lo fanno anche sullo scacchiere del Quirinale. Renzi in parlamento ha una truppa di 51 renziani che possono determinare con il loro voto la scelta per il dopo Napolitano. Ma Renzi doveva essere personalmente presente con il suo voto per le lezioni del Capo dello Stato che cominciano tra 9 giorni. Doveva. Il rottamatore invece non ci sarà. E' stato fatto fuori dal Pd. In una giornata convulsa, quella di ieri, i farisei democratici hanno deciso che il giovane sindaco non deve partecipare direttamente al voto per il Qurinale. Ieri, in mattinata, sembrava che avesse avuto il semaforo verde per andare in ticket con Enrico Rossi alle operazioni di voto che partiranno tra qualche giorno. Invece in serata arriva lo stop dei democratici: no, tu resti a casa, al posto tuo ci va Alberto Monaci, fratello di Alfredo del Monte dei Paschi di Siena.  Rabbia senza fine -  A quetso punto il rottamatore va su tutte le furie. Ospite al Vinitaly di Verona, incontra per un dibattito Flavio Tosi, ma quando apprende la notizia della sua esclusione, in preda alla rabbia, abbandona tutto e fa ritorno a Firenze. Ma si sfoga: "Complimenti, che devo dire? Bersani e Franceschini sono stati bravissimi. Hanno voluto darmi un segnale. Del genere: punirli per educarli. Ma tanto io il bravo non lo faccio. Non-lo-faccio. Hanno fatto un giochino da Prima Repubblica, con questa storia... E questo nome: Monaci. Peggio per loro, continueranno a perdere elettori", spiega al Corriere. Mentre dalla propria pagina Facebook il sindaco spara ad alzo zero contro i "doppiogiochisti". Non fa nomi, ma il messaggio è chiaro. Mps al Colle - Il rottamatore non ha proprio digerito quel niet del suo stesso partito. Le sue parole, quelle che ha scagliato come sassi contro Bersani in largo del Nazareno non le hanno perdonate. "Io non avrò vinto le primarie, ma Bersani non ha vinto le elezioni", aveva detto ieri pomeriggio. Una pugnalata per il segretario, che si è subito vendicato. La scelta di mandare Alberto Monaci fa discutere. Lui è fratello del presidente di Mps immobiliare sfiorato dallo scandalo che ha travolto Giuseppe Mussari e tutto il banco senese. Ed è proprio sulla scelta del suo sostituto che Renzi non si dà pace: "Monaci sappiamo tutti, qui in Toscana, chi è. Viene da ridere. Scelgono uno che ha fatto quello che ha fatto. Avessero deciso per una persona autorevole, per una donna... A Bersani e Franceschini dico: se vogliono ridurmi all'ordine per comprarmi, niente da fare. Non ce la fanno. La verità è che non mi sopportano". Non spacco il Pd - La frattura ormai sembra insanabile. Eppure nonostante tutto lui resta fedele ai suoi carnefici. Non vuole spaccare il Pd, nè il centrosinistra. E allora getta un pò di acqua sul fuoco. "Bastava chiedessi a Udc e Idv... Però volevo essere eletto dal mio partito: preferisco perdere piuttosto che fare accordi. Ci tenevo, ma non devo fare questo lavoro qui nella vita...". Il gruppo Pd ieri si è spaccato: 12 voti per Monaci, 10 per Renzi. Ancora una volta il giovane sindaco rimane vittima a casa sua. Un destino beffardo che lo perseguita. Ma lui è più saggio del segretario. Sa aspettare. Bersani pensa solo ai giochi di Palazzo. E Renzi fa il pieno di appalusi a piazza Erbe. Qualche domanda i democratici dovranno prima o poi farsela. Fin quando soffocheranno il rampollo di palazzo Vecchio? (I.S.)

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