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Sul Quirinale l'accordo c'èEcco i possibili candidati

Emma Bonino

Da Emma Bonino a Giuliano Amato, la rosa di nomi per un presidente della Repubblica condiviso. Enrico Letta: "Ci saranno altri incontri"

Eliana Giusto
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  Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi non è che si fidino molto l'uno dell'altro. Per cui, prima di intavolare un dialogo sull'elezione del Presidente della Repubblica, hanno provato ad abbozzare ieri una serie di regole condivise per approcciare il tema. Passando solo nella fase successiva alle ipotesi sui nomi. «Serviranno altri incontri», spiega Enrico Letta al termine del vertice svolto a Montecitorio.    Una convergenza di massima è stata raggiunta su un criterio. Si cercheranno «candidati» con esperienza politica. Dunque ciò taglierebbe fuori alcuni tra i papabili più invisi al Cavaliere, come Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebelsky. Avanza anche l'ipotesi che possa essere una donna a sedere al Quirinale. E sarebbe la prima volta nella storia repubblicana. Evento auspicato anche dal presidente uscente Giorgio Napolitano.  Di voci a Palazzo ne girano tante. Come quella che il Partito democratico sarebbe pronto a proporre una rosa «tutta in rosa» al Popolo della libertà. Tre nomi: il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, il ministro guardasigilli Paola Severino o l'ex capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro. Ma salgono anche le quotazioni di Emma Bonino. Al terzo tentativo come candidata al Colle (il primo fu nel '99), l'esponente radicale non è mai riuscita a entrare davvero in partita per il mancato supporto dei partiti più grandi. Sarà la soluzione di compromesso che stanno cercando Pd e Pdl? Sicuramente non è la sola. Ce ne sono altre plausibili. Anche di sesso maschile, ovviamente. Non calano le quotazioni di Franco Marini, che ha recentemente incassato anche il placet di Umberto Bossi (a modo suo: «È il meno peggio»).  Rimangono in corsa anche Giuliano Amato e Massimo D'Alema. Sempre che si proceda con un accordo condiviso. Se invece dovesse saltare il dialogo tra le parti e il Partito democratico decidesse di fare da solo (ha, con l'apporto dei montiani, i numeri per farlo), ecco tornare in pista Romano Prodi, la soluzione più odiosa per Silvio Berlusconi. Che anche ieri, pur di ottenere il privilegio di essere il king maker quirinalizio, ha provato a sedurre in tutti i modi Pier Luigi Bersani soffiando sulle sue ambizioni da presidente del Consiglio. Assalto fallito, a quanto pare.  Il Partito democratico proseguirà gli incontri anche con gli altri partiti e movimenti. Bersani vedrà il leader leghista Roberto Maroni e poi i rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Questi ultimi hanno già chiarito di non voler fare accordi. I grillini proporranno un loro nome e se lo voteranno da soli (Dario Fo o Gino Strada). Oppure indicheranno una soluzione gradita anche a sinistra (Stefano Rodotà o Luciano Violante, tra quelle che girano con più frequenza) provando a spaccare i democratici. È la strategia teorizzata dall'ideologo grillino Paolo Becchi: «Dobbiamo trovare un nome che li freghi. Finora ci hanno costretti a votare i loro, invece spero in un metodo Grasso al rovescio. Un nome nostro che possa trovare consenso nelle altre forze politiche».    (sa.da.)  

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