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Quirinale, i renaziani puntano su Prodi

Prodi e Renzi

Renzi manovra i suoi cinquanta parlamentari per far eleggere Romano al Quirinale: un nome per far saltare l'intesa Cav-Bersani

Andrea Tempestini
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  Commissioni, vice capigruppo di Camera e Senato ma soprattutto il nome da spendere per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica. Questi i tre temi sul tavolo all'incontro dei gruppi parlamentari del Partito Democratico, riuniti martedì 9 aprile. Ma uno di questi temi, la corsa al Colle, pesa più degli altri. Vogliono la Mortadella - La novità delle ultime ore era la probabile nomina di Matteo Renzi come "grande elettore" della regione Toscana: il sindaco rottamatore, di fatto, sarebbe potuto entrare in campo ed essere a Roma per trattare direttamente sul successore di Giorgio Napolitano. Il sindaco poteva entrare così in una partita da cui può dipendere anche la nascita di un governo, oppure la morte in culla di una legislatura inesistente. Ma secondo le ultime voci Renzi non sarà nominato grande elettore: "manovrerà" i suoi da Firenze. Nel frattempo i renziani hanno definito la linea. Su chi puntare? Di certo non su un candidato di "alto profilo" alla Franco Marino, e nemmeno su un candidato gradito a Silvio Berlusconi, come Massimo D'Alema per esempio. I fedelissimi del rottamatore, che per ora può contare su 50 unità sicure tra Camera e Senato, punteranno su un candidato il cui profilo è simile a quello di Romano Prodi. "No agli inciuci" - Il blog Cerezade, di Claudio Cerasa, sul sito de Il Foglio, cita quello che viene definito un "renziano di peso". Che spiega: "Pretendiamo che il nome del presidente della Repubblica sia un nome non scelto solo per dare alcune garanzie a Berlusconi. Serve un presidente della Repubblica molto forte, e non di secondo piano, e al momento bisogna dire che il nome di Prodi è il migliore su piazza". La carta-Mortadella, secondo i renziani, sarebbe la migliore per evitare qualsiasi inciucio tra Bersani e il Cav. Secondo la fronda del rottamatore, infatti, il segretario pur di far partire un governo e pur di ostacolare la scalata di Renzi al Pd potrebbe trovare un accordo con Berlusconi sull'inquilino del Colle. Le correnti - I renziani, insomma, non vogliono passare come gli artefici dell'inciucio. Ora, però, dovranno fare i conti con i numeri. Il Pd, spaccato, conta tre correnti principali. La prima è quella di fedelissimi a Bersani, e tra Camera e Senato conta circa 120 Parlamentari. Quindi la corrente dei cosiddetti giovani turchi, 70 parlamentari circa. Infine i renziani, con la cinquantina di parlamentari già citati, che però vengono indicati in rapida espansione: molti, nel Pd, pur di riacciuffare l'ultimo treno a cui si può aggrappare la sinistra sono pronti a scaricare il segretario, definitivamente, e ad abbracciare il nuovo leader, Renzi.  

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