Cerca
Cerca
+

Prima proposta di legge del Pd: matrimonio civile per le coppie omosessuali

default_image

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

  di Fosca Bincher Qualcuno dovrebbe spiegare a Laura Boldrini - evoluzione levigata, umanitaria e très chic di Nilde Jotti - che essere stata esperta del Programma alimentare mondiale, be', non significa necessariamente quadruplicare le bocche da sfamare nel suo staff di comunicazione. Forse è un problema di comunicazione (perciò, forse, occorreva arruolare molti addetti alla stessa. Non è che la cosa sia illegale. È peggio, è inelegante. E poco etica, ammettiamolo. Soprattutto se sei una neopresidente della Camera «di altissimo profilo» che si presenta cavalcando le istanze del cambiamento; e se fai a gara, giustamente, col tuo Grasso omologo al Senato a chi s'accorcia di più lo stipendio; e se, proprio il giorno prima, affili le spietate forbici della sobrietà sull'indennità dei portaborse. Il capo di Montecitorio che taglia i portaborse degli altri ma aumenta i portavoce suoi è uno straordinario colpo di lombi da prima Repubblica. Perché accade questo: Boldrini ha davvero, nel silenzio dell'aula sorda e grigia, quadruplicato il suo gruppo di comunicatori, di uffici stampa, di press agent, di spin doctor e di Alastair Campbell personali ecc... Lo ha scoperto Telesio Malaspina dell'Espresso. Il quale,  entrando nei dettagli s'è accorto che, tra l'altro, i nuovi assunti sono tutte facce note o figli e parenti di facce note. S'erge, per esempio, il roccioso Roberto Natale, già capo del sindacato Usigrai, nonché ex presidente della Fnsi, Federazione della Stampa italiana; il quale, essendo stato  candidato -e trombato- per Sel alle ultime Politiche ha ricevuto, in via compensativa, l'incarico da portavoce. E fin qui, potrebbe starci bene. Per prassi di spoil system, ogni nuovo presidente si porta dietro il suo portavoce; per il resto ci si affida allo storico ufficio stampa di Montecitorio che conta già sei giornalisti professionisti.  Però Boldrini, ex giornalista, oggi supera la prassi e assume altri quattro giornalisti “esterni”. E cioè. Valentina Loiero, figlia del democratico Agazio già governatore della Calabria, nominata capo della comunicazione. Per anni inviata del Tg5 a Lampedusa Loiero è, come la sua capa, esperta di migranti. E Giulia Laganà, addetta ai rapporti con gli organismi internazionali, nonché figlia dell'ex parlamentare Pd Tana de Zulueta. E Carlo Leone, consigliere politico-istituzionale della Boldrini, già vicepresidente della Camera in quota Pd, in questo giro anch'egli trombato e risarcito. E Giovanna Pirrotta - la sola formalmente sconosciuta -la quale si occuperà dell'immagine sui social network e nuove tecnologie.  Ora, noi avremmo voluto chiedere lumi della vicenda allo stesso Roberto Natale, il cui telefonino squilla in un imbarazzato silenzio. E, ad occhio, qui si tratta di stipendi variabili tra i “pesanti” (il capo ufficio stampa di Montecitorio percepisce 130mila euro l'anno circa, il portavoce dovrebbe prenderne di più...) e i medi (2500 euro al mese in media a redattore interno). Ed è notorio nel Palazzo che, di solito, i portavoce o i viceportavoce di Montecitorio, scaduta la legislatura, si lasciano morbidamente assorbire in pianta stabile da quegli uffici in cui prestavano l'opera a contratto. Per una sorta di osmosi col potere, l'assunzione nella pubblica amministrazione è silenziosa  e sottocutanea. Il miglior metodo contro il precariato. Se date una sbirciatina a quegli uffici vi troverete, per esempio, l'ex del presidente Bertinotti, o l'ex del vicepresidente Buttiglione avvitati tenacemente alle loro sedie.  I rumors raccontano che, nel dicembre scorso, dopo aver utilizzato in quegli uffici documentaristi interni al posto di giornalisti, si decise di destinare i documentaristi medesimi ad altri incarichi; lo scopo era quello di creare un “buco” apposito per infornare i trombati della legislatura in scadenza. Compresa, pare, la storica addetta stampa della Bindi. La manovra non riuscì e la tradizione si ruppe. Appare dunque curioso che a ripercorrere antiche abitudini sia oggi Laura Boldrini la donna - come scrive Riccardo Bocca - che fa «dello sfoggio pubblico dell'anticasta una certificazione di santità». Ed appare ancorché spiazzante che la notizia del rutilante staff di Boldrini esca proprio ieri, nel giorno in cui la Presidente della Camera incontrava  l'ambasciatore degli Stati Uniti David Thorne; e, gli illustrando il (comunque lodevole) piano di tagli dicendo: «Gli italiani stanno soffrendo e le istituzioni devono dunque dare  l'esempio. Chi vive fuori dai palazzi della politica deve tornare a credere nella politica e le misure approvate finora sono un primo segnale in questa direzione». La dichiarazione di un segnale di discontinuità col passato. Dichiarazione che è stata naturalmente passata alle agenzie dai numerosi componenti dello staff. Una riga a testa, più o meno....  

Dai blog