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Bersani scrive a Scalfari"No al governissimo"

Lucia Esposito
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  Pier Luigi Bersani risponde a Eugenio Scalfari che nel suo editoriale di domenica 7 aprile ha scritto: "Non condivido la tenacia con cui Bersani ripropone la sua candidatura". Il segretario del Pd, attaccato alla poltrona, scrive a Repubblica  e cerca di giustificare il suo atteggiamento, quello che molti hanno chiamato "il puntiglio bersaniano". Pier Luigi precisa che cla "porposta che ho avanzato assieme al mio partito (governo di cambiamento, convenzione per le riforme) non è proprietà di bersani. Ripeto quello che ho sempre detto, io ci sono se sono utile. Non intendo certo esser ed'intralcio. Esistono altre proposte che, in un Paese in tumulto, non contraddicano l'esigenza di cambiamento che prescindano dalla mia persona? Nessuna difficoltà a sosteenrele!". Bersani spiega così la sua ostinazione: ci vuole un governo, l'Italia è davvero nei guai. "ma serve un governo che possa agire univocamente, che possa rischiare qualcosa, che possa farsi percepire nella dimensione reale, nella vita comune dei cittadini. Non un governo che viva di equilibrismi di precarie composizioni di forze contrastanti, di un cabotaggio giocato solo nel circuito politico-mediatico".  Slitta l'incontro con Belusconi - Insomma, Bersani non fa neanche un passo di lato. "Niente governissimo", dunque. Il segretario sarebbe disponibile a farlo solo per "un governo che possa agire univocamente, che possa rischiare qualcosa e che possa farsi percepire nelle domensione reale". E intanto rischia di saltare l'incontro tra Il segretario del Pd e Silvio Berlusconi. Il messaggio che Silvio ha lanciato ai suoi è più o meno questo: che cosa ci vediamo a fare Bersani ed io se il Pd rifiuta il governo insieme a noi?  Berlusconi ha in mano un sondaggio di Alessandra Ghisleri che dimostra come un accordo per una larga coalizione sarebbe mal visto da quasi la metà degli elettori del centrodestra, tenendo il Movimento Cinque Stelle. Berlusconi si aspetta dai democratici un segnale forte, dalla segreteria e dai gruppi parlamentari, stufo delle interviste rilasciate e di sengali (vedi quello di Franceschini e di Speranza). "Il segretario dovrebbe mettere la testa in un secchio e abiurare la linea tenuta in questi 40 giorni ma mi pare difficile", riflette Raffaele Fitto. Una considerazione che sintetizza la posizione dei moderati rispetto a un eventuale accordo col Pd.    

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