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La Bonino è il solito brodino per le donne

Gli attacchi disinformati e faziosi di Travaglio le fanno guadagnare simpatia, ma dietro l'aura da femminista doc c'è la solita Emma: anticattolica radicale, abortista e tifosa della sinistra tassatrice

Lucia Esposito
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  di Maria Giovanna Maglie   Emma for president? Tutte con Emma, o vuol dire che sei una nemica della donne? Aradanga che coiong, diceva in una lingua mezza africana mezza romanesca Nino Manfredi travestito da stregone in un vecchio film. Un'altra volta, che strazio, traduco io, nella ferrea convinzione che il mantra della Bonino riproposto a ogni stagione danneggi e non favorisca la sacrosanta e indignata aspirazione delle donne italiane a prendersi tutti i posti che desiderano, a non essere discriminate dal club di soli uomini, ma perché sono, oltre che donne, la persona giusta per quel determinato posto. L'anatema lanciato da Marco Travaglio ieri le fa guadagnare alcune migliaia di punti, visto che l'ineffabile sempre a caccia di un nuovo Scalfaro la bolla come berlusconiana, e qui mente sapendo di mentire, perché Emma Bonino non sopporta il Cav e adora la sinistra, e come paladina della riforma della giustizia a partire dalla responsabilità civile dei magistrati, e qui scivola sapendo di scivolare, perché sulla responsabilità si è espresso in referendum poi calpestato il cittadino italiano, non la sola Bonino.  Poi ci sono i guastatori di professione: Giuliano Ferrara che minaccia non ricordo più se di gettarsi dalla Torre Velasca o di seppellirsi vivo se dovesse diventare Emma l'occupante del Colle, e la mette nella lista degli impresentabili con Gino Strada e Gustavo Zagrebelsky, decisamente esagerando nel calcolo del rischio per la nazione; Pietrangelo Buttafuoco che si raccomanda ad Allah contro la Bonino, e gioca facile perché da quelle parti, che lui ama tanto, una mano a lapidare, crocifiggere, zittire una donna non si nega mai. Con nemici così finisce che tocca farsi sponsor, tanto più che Emma è popolare nei sondaggi, un po' perché piace alla gente che piace, un po' perché paragonarla nei sondaggi a Romano Prodi e a Gianni Letta è ridicolo, il primo essendo fin troppo conosciuto all'italiano medio, il secondo rimasto sempre in ombra per scelta. I sondaggi per il Quirinale sono però ridicoli in assoluto, visto che non votiamo noi. È sempre stata una follia, ma dopo l'ultimo settennato è proprio grottesco. Ma la Bonino sta messa maluccio anche ad amici, non solo perché il suo sponsor storico che è anche il suo padrone, ovvero Marco Pannella, per parlare di lei  e aiutare la sua causa sfascia studi radiofonici e poco importa che per i goliardi de La Zanzara valga la regola che chi la fa l'aspetti; ma anche perché le estimatrici femmine di qua e di là, amazzoni e funzionarie, si limitano a ripetere querule la formula del “ci vorrebbe una donna” o del  “ mi sentirei garantita”, per tacere di “ ha fatto le battaglie per i diritti civili”, che sono motivazioni in grado di fornire linfa vitale ai maschilisti in stragrande maggioranza, di far cascare le braccia agli interessati, di richiudere in un ghetto la destinataria. Se in realtà vogliono dire che arrivati alla quarta votazione meglio lei di una iattura alla Prodi, allora ancora una volta usano, e male, le ambizioni delle donne.  Stiamo ai fatti. Emma Bonino, con buona pace di Travaglio, dopo la nomina a Commissario Europeo che le piovve in testa per una distrazione dell'ancora inesperto Cav,  di un'alleanza anche limitata e temporanea con i moderati  non vuole storicamente a saperne, ha sempre avuto un debole per il centrosinistra, e prima ancora per la sinistra pura e dura. Ogni volta che Pannella ha tentato di allearsi con la destra, lei, che pure subisce e obbedisce, gli ha messo contro mezzo partito, l'ultima volta alle regionali del Lazio. La Bonino è quella che in televisione disse che si vergognava di un presidente che facesse "cucu'" alla Merkel, ma di bestemmiare pubblicamente non si è mai vergognata, e, cosa che a me non disturba ma disturba i cattolici e forse metterebbe un pontefice in difficoltà a stringerle la mano, è fiera del suo passato di abortista di massa. Nel 2006 stava con Prodi anima e corpo, e ha difeso strenuamente la linea fiscale di Prodi e Visco, ovvero più tasse per tutti, ché la paghiamo ancora oggi. Da ministro del governo Prodi votò la controriforma previdenziale e l'Italia diventò l'unico Paese ad abbassare l'età pensionabile, insomma una scelta costata ben 10 miliardi di euro, l'equivalente di una manovrina, e ottenuta innalzando i contributi a carico dei lavoratori parasubordinati, i famosi «precari». Sempre da ministro e in nome dell'invasione benefica, della contaminazione salvifica, impedì all'Italia di utilizzare la norma europea che ci avrebbe consentito di aspettare e valutare pro e contro prima di spalancare le frontiere ai nuovi ammessi, i rumeni per esempio, e i risultati li abbiamo visti nella cronaca nera. Quando si candidò nel Lazio contro la Polverini, legittimo per carità non fosse che con il suo nome in Lombardia sponsorizzava una lista di segno opposto, non la infastidì l'alleanza con i manettari di Antonio Di Pietro.  Da sconfitta, col cavolo che fece il capo dell'opposizione, si tenne, in buona compagnia, lo scranno a Palazzo Madama. Gode di fama intoccabile, è la grande abilità dei radicali, sempre i migliori, tutti gli altri fanno schifo. Si ricorda perciò raramente che quando fu commissario europeo, dal 1995 al 1999, agli Aiuti umanitari d'emergenza (Echo), la Commissione di cui faceva parte, presieduta da Santer, si dimise, travolta da brogli, corruzione e spese pazze, consulenti esterni e amici degli amici in violazione di ogni procedura legale. La Bonino, la moralista sdegnata che conosciamo, non si era accorta di niente o aveva taciuto, insieme all'altro commissario italiano, proprio lui, il professor Mario Monti.      

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