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La corsa di Prodi al Quirinale bloccata dai democratici

Romano Prodi

Pronta una lettera di 120 tra senatori e deputati Pd contrari all'ipotesi di un candidato "condiviso"

Nicoletta Orlandi Posti
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  Sul nome del candidato del Pd al Colle ancora le idee non sono chiare. "Per quindici giorni parleremo di niente", è il commento più gettonato. "Bisogna innanzitutto discutere del metodo", spiega un esponente democratico, "partiamo da una rosa o da un profilo?". Se si scende nel concreto, sui nomi però già circolano indiscrezioni. Tra i più ricordati c'è Romano Prodi. Lui ha da tempo e più volte fatto sapere ufficialmente che non vuole essere tirato in ballo, ma molti ne parlano, anche se qualcuno spiega che forse non tutto il gruppo parlamentare sarebbe compatto su di lui. "Il suo nome viene 'usato' da qualcuno per far capire a Silvio Berlusconi che una trattativa deve essere intavolata...", ha assicurato un parlamentare della maggioranza. E' proprio contro quest'ottica che si schierano i renziani, che pure apprezzano Prodi. "Il nostro gruppo su di lui è compatto, sarebbe il più votato, ma se ci sediamo al tavolo con il Pdl temo che su di lui verrà posto un veto", ha messo le mani avanti un deputato franceschiniano. Voci di corridoio parlano di una lettera pubblica già sottoscritta da 120 tra senatori e deputati che bloccherebbe l'operazione Prodi perchè non vogliono assolutamente un candidato "condiviso". Verrà tirata fuori, spiega il Corriere della Sera, se serve, e cioè se il suo nome venisse buttato da Pier Luigi Bersani sul tavolo da gioco del Quirinale.  E un 'giovane turco' taglia corto: "Se vogliamo dialogare, Prodi è il nome che non dobbiamo fare". Altri due nomi eccellenti molto gettonati sono quelli di Giuliano Amato e Massimo D'Alema, ma anche Franco Marini e Sergio Mattarella restano in pole position nelle intenzioni degli ex popolari, per non dimenticare il nome che spariglia, quello di Emma Bonino. O un trasferimento di Pietro Grasso. "Di certo c'e' una sola cosa - ha spiegato una deputata bersaniana - dobbiamo indicare un nome che ci tenga uniti e che apra un dialogo". Ma tutti sono consapevoli che la scelta non passerà dalle riflessioni dei singoli. Martedì mattina sono convocati i gruppi parlamentari per un confronto che comprenderà anche l'atteggiamento da tenere alle votazioni che iniziano il 18 aprile. Per allora potrebbe esserci qualche passo avanti.   

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