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Parla l'avvocato del M5S:"Minacciato dalla Lombardisotto gli occhi di Grillo"

Roberta Lombardi

Luigi Picarozzi, militante 5 Stelle, denuncia la capogruppo: "Intimidazioni e strattoni da le e altri candidati. Non mi volevano a una riunione"

Andrea Tempestini
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di Cristiana Lodi Lui si chiama Luigi Piccarozzi, romano, giornalista, avvocato tributarista, avvocato patrocinante in Cassazione e avvocato a 5 Stelle (nel senso di Movimento) per volontà di Beppe Grillo. Luigi Piccarozzi è anche l'uomo che, stando a un verbale di denuncia-querela consegnato alla Digos di Roma, avrebbe subìto aggressioni e minacce e intimidazioni. Da chi? Da un gruppo di grillini guidati da Roberta Lombardi, capogruppo del Movimento stellato eletta alla Camera dei deputati. Tutto sarebbe avvenuto sotto gli occhi del capo Grillo, citato nell'esposto (depositato il 17 gennaio alle ore 12 e 50) come testimone del fattaccio. Il fattaccio, nato da una diffida e covato all'interno di una faida fra attivisti del  M5s, esplode sei giorni prima: l'11 gennaio, all'hotel Rex di Roma.  E' il giorno della discesa di Beppe dalla Liguria nella capitale per la presentazione del simbolo del partito. Il comico ha dato  incarico a Piccarozzi e ad altri due avvocati: «Francesco Bellocchio del Foro di Milano e Alberto Ciannavei del Foro di Roma», si legge nelle carte, «di guidarlo nella ratifica dell'atto di significazione del simbolo da depositare al Viminale e nella diffida-ricusazione  di alcuni simboli-pirata». Piccarozzi ha redatto punti importanti del programma del partito. Anzi, del non-partito:  l'abolizione di Equitalia, l'impignorabilità della prima casa e l'abbreviazione dei tempi dei processi a 1-2 anni.  La riunione di venerdi 11 gennaio, ristretta e riservata, è fra Grillo e gli avvocati. Ma la presenza di Luigi Piccarozzi, a leggere il verbale di polizia consegnato all'autorità giudiziaria, non è gradita a Roberta Lombardi. La quale, stando alle accuse, scatena un inferno in hotel sotto gli occhi dei dipendenti. La “portavoce”  alla Camera, avrebbe cominciato a storcere il naso già durante la conferenza stampa che ha preceduto l'assemblea fra Grillo e gli avvocati. Dice il querelante: «Ilaria Loquenzi, sollecitata dalla Lombardi di cui è collaboratrice, ha tentato di impedire il mio ingresso alla conferenza spingendomi fuori, all'indietro, mettendomi una mano sul petto». Maniere di scarso garbo, se veritiere, ma che sarebbero il preludio alla presunta aggressione che ha comportato la denuncia per la deputata e per i grillini al suo comando.  Lo scenario è descritto nel freddo ma dettagliato linguaggio del verbale, e ribadito in una e mail inviata il 4 marzo da Piccarozzi alla stessa deputata nel tentativo (vano)  di far rientrare «bonariamente» la denuncia qualora lei avesse risposto. Magari scusandosi. Dice l'esposto: «Grillo in persona mi invitava alla riunione con i due legali. Prima di cominciare si avvicinava la Lombardi facendo alzare dal tavolo  l'avvocato Ciannavei e ordinandogli di allontanarmi, adducendo che la mia presenza non era gradita. Questo nonostante Grillo si opponesse, dicendo a  Ciannavei di consegnarmi la bozza di lavoro (…). Non essendo riuscita ad allontanarmi, la Lombardi irrompeva per la seconda volta nella sala riservata, stavolta accompagnata da Dante Santacroce, suo collaboratore e attivista M5s Roma, candidato alla Regione Lazio. I due si sono diretti verso di me e il  Santacroce mi afferrava in maniera decisiva e violenta, mentre ero seduto al tavolo. Mi strattonava e tirava per farmi alzare e allontanare dalla riunione gridando testuali parole: “Tu non puoi stare qui, devi andartene. Hai capito? Altrimenti sono guai”. Frasi pronunciate anche dalla Lombardi, che era alterata. Grillo ha ordinato che io restassi, invitando Lombardi e Santacroce ad allontanarsi».  E ancora si legge: «I due, non soddisfatti, hanno nuovamente tentato di allontanarmi, afferrandomi  per il braccio sinistro. Al secondo intervento di Grillo si sono allontanati». Ma non finisce qui, almeno stando agli atti, perché «terminata la riunione, appena Grillo è andato nella propria stanza, io e un mio collaboratore di studio, siamo stati accerchiati nella hall dell'hotel. Erano almeno dieci, tutti appartenenti al M5s. Fra loro c'erano: Pietro Calabrese che si rivolse a me in modo minaccioso, Dante Santacroce, Andrea Aquilino (tutti e tre candidati alla Regione Lazio); Nicoletta Ferraro, più altri attivisti. In particolare il Calabrese si è avvicinato in modo minaccioso a pochi centimetri dal mio volto,  puntandomi un dito sul naso e dicendomi: “Te faccio vedé io come ce se comporta nel movimento, perché qui decidemo noi”. E il Calabrese, aggredendomi, ha urlato: “Perché tu hai fatto la diffida...”. (...) La Ferraro mi intimava di stare zitto (...). Mentre  Aquilino mi contestava di avere partecipato a poche riunioni. Non contento, il Calabrese minacciava: “L'hai fatta grossa, adesso te famo vedé noi”. A quel punto è intervenuto il personale dell'albergo, riprendendo i grillini e aiutandomi a lasciare il Rex». L'aggressione e poi le minacce: il 15 gennaio. Nel verbale si legge di «un uomo sui 35-40 anni, alto circa 1,80 cm, barba, baffi (...), piazzato sotto lo studio di Piccarozzi. La tasca del soprabito rigonfiata da un oggetto (...). L'uomo, accortosi di essere stato fotografato dal querelante è fuggito in direzione Largo Sarti; ripreso dalle telecamere».  Luigi Piccarozzi ha chiesto che i responsabili dell'aggressione e delle intimidazioni vengano puniti secondo legge. Ieri abbiamo cercato più volte al telefono Roberta Lombardi per sentire la sua versione. Le abbiamo inviato anche un messaggio, senza ottenere risposta. In ambienti M5S si dice che la deputata stia preparando la controquerela. Chissà se anche lei citerà Beppe Grillo come testimone.

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