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M5S, Senato: respinte le dimissioni della Mangili

Giovanna Mangili

Respinte le dimissioni della Mangili. "Lascio per motivi personali", ma il sospetto è che sia un'epurata. L'aula vuole vederci chiaro

Andrea Tempestini
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di Andrea Tempestini twitter @antempestini Il caso si complica. Il Senato ha respinto le dimissioni della senatrice del Movimento Cinque Stelle, Giovanna Mangili, che aveva annunciato di voler rinunciare all'incarico 20 giorni dopo le elezioni e 24 ore dopo il suo ingresso in aula. I partiti hanno ritenuto "lacunose e vaghe" le motivazioni che avevano spinto la grillina a lasciare Palazzo Madama. Il Senato, insomma, vuole fare chiarezza sulla questione. La Mangili, eletta in Lombardia, aveva spiegato il passo indietro con "motivi personali". Dietro al gran rifiuto, però, parevano esserci le pressioni del Movimento 5 Stelle per una sorta di piccola parentopoli grillina, per un ipotetico "voto di scambio", di cui vi diamo conto nel resto dell'articolo. "Dimissioni in bianco?" - Secondo Alessandra Mussolini, le "dimissioni per motivi personali fanno venire in mente le lettere di dimissioni in bianco che molte lavoratrici sono costretta a firmare pur di avere un lavoro", Una frase, quella della senatrice del Pdl, che va dritta dritta al cuore del problema: il sospetto è che la grillina sia stata costretta a dimettersi poiché sgradita al Movimento. Benedetto Della Vedova di Scelta Civica ha sottolineato come le dimissioni devono essere motivate personalmente in aula dall'interessata, mentre Anna Finocchiaro del Pd ha ricordato che "ciascun membro del Parlamento rappresenta la nazioni" e che "le espressioni di rinuncia della senatrice Mangili risultano improprie". La difesa di Crimi - Il capogruppo pentastellato Vito Crimi, in aula al Senato, si è subito messo sulla difensiva, chiedendo ai colleghi di astenersi dal "cercare motivazioni inesistenti che attengono alle dimissioni della senatrice Mangili". La richiesta di Crimi è arrivata dopo che Pd, Pdl e Scelta Civica hanno formalmente chiesto alla senatrice dimissionaria di spiegare le ragioni per le quali vuole rinunciare al suo mandato. "La senatrice Mangili - ha proseguito il capogruppo - ha chiesto quale procedura seguire per le sue dimissioni e c'è stata la volontà di non svolgere l'attività parlamentare, non ha eseguito alcuna registrazione. Come ho già anticipato in conferenza capigruppo, mi farò portavoce presso la senatrice Mangili chiedendole di venire qui a spiegare personalmente. Non posso impegnarmi per lei, cercheremo di trovare una soluzione, sia pure una lettera, per spiegare a tutti i senatori le sue motivazioni". Il caso - Le parole di Crimi, però, non fanno altro che rilanciare il sospetto delle scorse settimane. Ovvero che la Mangili sia soltanto l'ultimo degli epurati dal Movimento. I sospetti sul suo conto hanno cominciato a circolare dopo la folgorante "performance" alle parlamentarie: iscritta all'ultimo secondo, risultava tra le più votate nella circoscrizione Lombardia1. Un fulmine a ciel sereno per i grillini di vecchia data, che contavano di piazzare in Senato un altro nome. Così è partita la caccia alle streghe. Sui forum fioccavano le accuse: nel mirino, in particolare, il matrimonio con Walter Mio, attivista pentastellato, eletto pochi mesi prima consigliere comunale a Cesano. La tesi dei complottisti era che i grillini monzesi avessero fatto gioco di squadra per "blindare" la Mangili, nonostante la sua scarna e breve militanza. I grillini parlarono di voto di scambio. Quindi, dopo il "botto" alle elezioni e lo sbarco in Parlamento, le immediate dimissioni. "Motivi personali", spiegava lei. "Epurata", dicevano i partiti e chi il Movimento lo segue da vicino. Ora anche il Senato vuole vederci chiaro.

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