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Bersani e Berlusconi, l'intesa può arrivare sul Quirinale

Giulio Bucchi
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di Claudio Brigliadori Francesco Verderami, sul Corriere della Sera, lo chiama "l'incontro di due debolezze". Quella di Pierluigi Bersani, fiaccato dal flop consultazioni e dalla fronda interna al Pd (i renziani, e non solo loro, agitano lo spettro di Matteo Renzi) e quella di Silvio Berlusconi, innervosito dai dieci "saggi" del presidente Napolitano e dall'idea di avere sul Quirinale tra poche settimane un suo acerrimo nemico (Romano Prodi in testa). Su queste basi, nonostante il segretario del Pd lo abbia ribadito fino alla nausea ("Niente governissimo con il Pdl", ha detto anche martedì), il punto di convergenza è uno solo, e chiaro: il Colle. Bersani ha già parlato di "larghe intese" e "dialogo" sull'elezione del presidente della Repubblica e si è detto disponibile ad incontrare il Cavaliere. Cavaliere che dal canto suo sarebbe anche disposto, pur di avere un nome soddisfacente sul Quirinale, a non impedire la formazione del governo Bersani. Un esecutivo di minoranza, certo, che prenderebbe le mosse dall'eventuale astensione dei senatori Pdl e che poi potrebbe vivere di varie ed eventuali desistenze. Ma le mosse di Pierluigi lasciano intendere questo: pur di non tornare subito al voto, va bene tutto. Le paure di Pier e Silvio - Due debolezze, si diceva. Bersani non vuole andare al governo con il Pdl né essere fatto fuori dai suoi nemici interni. Per questo potrebbe scendere a patti col (suo) Diavolo. Berlusconi teme a sua volta che senza concedere qualcosa a Pierluigi, saranno gli altri a rompergli le uova nel paniere. Il Pd potrebbe eleggere il Capo dello Stato anche solo con l'accordo di Scelta civica, e a quel punto il nome naturale sarebbe quello di Prodi, seguito a ruota da Franco Marini e Giuliano Amato. Non esattamente le prime scelte del Cav che vorrebbe, da un paio di settimane, lanciare definitivamente Gianni Letta. Missione praticamente impossibile. Peggio andrebbe se a prendere la situazione in mano fosse il Movimento 5 Stelle: il nome più caldeggiato dai grillini sarebbe quello del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, un "falco" secondo il Pdl. Il nome per il Quirinale - Zagrebelsky potrebbe ottenere i voti decisivi dai democratici e, cosa ancor più preoccupante, avere un effetto domino anche su Palazzo Chigi e sul governo con l'eventuale alleanza diabolica Pd-M5S e tutto quello che ne consegue (legge sull'incandidabilità, conflitto d'interessi). Per scongiurare il rischio, Berlusconi potrebbe avere una carta buona da giocarsi con Bersani: quella di Giorgio Napolitano, cui entrambi vorrebbero chiedere il sacrificio della "rielezione a tempo". Non esattamente un "moderato d'area liberale", ma meglio di niente.

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