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Quando i giornali dicevano: "Questo è un genio col loden"

I grandi quotidiani hanno incensato per mesi il bocconiano. Per fargli aprire gli occhi ci son voluti gli esodati, fallimenti e figuracce

Ignazio Stagno
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  -di Gianluigi Paragone Evidentemente Mario Monti ha deciso di chiudere col botto. Nel senso dello schianto. Siccome i danni provocati ai cittadini non bastavano, il premier ha deciso di farsi spernacchiare anche fuori da quei confini dove – dicevano – era stimato e apprezzato. Come dimenticare le copertine miracolistiche dei magazine stranieri? Le intese con la Merkel,  i conviviali con i salotti elitari della finanza mondiale, le riunioni al Bilderberg o alla Trilateral? Niente, tutto passato, uno tsunami di figuracce sta annientando il curriculum di questo rettorone prestato alla politica, senza troppe fortune. Il guaio è che il diretto interessato non se ne sta rendendo conto e tira dritto come un treno ad alta velocità. Finanche ieri, sulle dimissioni di Terzi e quindi sul caso allucinante dei marò, il capo del governo sembrava un alieno catapultato in Parlamento. Di chi è la colpa di tanta ubriacatura? Sua e della sua squadra senza dubbio. (...)  Gianluigi Paragone su Libero di giovedì 28 marzo analizza l'ascesa e la discesa tragica del Prof in loden. Prima osannato da buona parte della stampa italiana e poi scaricato frettolosamente per far spazio a nuovi carri vincenti. Solo Libero da subito ha messo in guardia da chi fosse davvero Mario Monti. Chi ha criticato l'attività di governo del bocconiano è stato sempre liquidato con sarcasmo e a volte con critiche feroci. Ora nei giorni in cui il governo va verso il suo epilogo e nei giorni in cui si rimediano figuracce sui marò la stampa è unita contro il premier. Prima dov'erano? Leggi il commento di Gianluigi Paragone su Libero di giovedì 28 marzo    

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