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La canzone stonata degli antiCavche vogliono l'asse Grillo-Bersani

Dalla Mannoia a Jacopo Fo, gli artisti di complemento della sinistra molestano il comico per portarlo col Pd. Ma lui non abbocca

Ignazio Stagno
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di Gianlugi Paragone   Non c'è bisogno di spiegare a Beppe Grillo di che pasta è fatta la gente di spettacolo. Primo perché egli stesso è uomo di spettacolo, secondo perché l'odore di bruciato l'aveva già sentito subito dopo il voto, quando fuori dalla sua porta virtuale c'era la fila di attori, cantanti e pensatori vari che lo invitavano a fare l'accordo con Bersani. Il ritornello è molto orecchiabile e fa più o meno così: «Caro amico Beppe, noi abbiamo votato per te ora però alleati con Bersani». Gli ultimi a intonare la canzoncina sono stati Fiorella Mannoia e Franco Battiato, ai quali non piace affatto la chiusura del comico a 5 stelle verso il partito democratico. L'elenco dei colleghi artisti che in queste ore sta invitando il Movimento ad allearsi con la sinistra è assai lungo; addirittura in rete circola una petizione-supplica, capitanata da Jacopo Fo, con l'obiettivo di spingere Grillo tra le braccia del premier incaricato. Il fatto è che Grillo (che sarà pure comico ma non è fesso) non ne vuole sapere di rovinare il lavoro fin qui svolto con un abbraccio salvifico per il Pd ma non per il 5 stelle. L'appello infatti poggia su un non senso: perché infatti un movimento di rottura dovrebbe allearsi con quei partiti che ha sbeffeggiato in questi anni? Giusta o sbagliata che sia la mossa di Grillo, almeno ha il merito della coerenza. Ai rivoluzionari della rete non interessa - se ho capito bene - mettere i cerotti a questo sistema, a costoro interessa cambiare totalmente lo schema di gioco. Qui non si tratta di giudicare la bontà o meno delle idee grilline o la correttezza dei loro atteggiamenti (alcuni dei quali sono irritanti per la sfacciataggine e l'indolenza), in gioco c'è la tenuta di un mandato con cui essi hanno raggranellato migliaia e migliaia di voti. Pensare di reclutare il M5S sulla base di un programma fatto di tagliuzzi alla politica o con un governo composto da persone della società civile è sbagliato. O furbesco. È sbagliato perché il cambiamento - almeno nelle sue fasi iniziali - lo vogliono in blocco e soprattutto lo vogliono costruire senza contaminazioni. Inoltre è furbesco perché nasconde il tranello di spaccare il gruppo parlamentare col canto «sirenesco» (perdonate il neologismo all'amatriciana) del politicamente corretto e del volemose bene. L'appello dello star system è viziato dal dna degli artisti italiani, un dna antiberlusconiano com'è testimoniato dalla lunga rassegna stampa di questi signori. A loro non interessano né il cambiamento né il «bene dell'Italia» (espressione in nome della quale è stato tradito il Paese regalandolo alle elite tecnocratiche e finanziarie); ciò che importa è sconfiggere per altre vie l'odiato Cavaliere. Da questo punto di vista Grillo è il più coerente di tutti nel senso che vorrebbe spazzare via tutti quanti, da Bersani a Berlusconi. L'orizzonte politico di Grillo ha già superato l'attuale schema. Ecco perché invitarlo a un'alleanza col Pd non ha senso.Coi loro occhi il mondo si divide ancora in berlusconiani e antiberlusconiani. Con gli occhi dei grillini invece il mondo si divide in nuovo e vecchio. Nel vecchio ci sono tutti quanti. Presuntuoso? Arrogante? Integralista? Quello che volete, ma chi avesse seguito un minimo la campagna elettorale non può restare sorpreso della chiusura di questi giorni. Grillo tuttavia sa che le sirene del politicamente corretto e del buonismo culturale cantato dagli aedi della sinistra italiana rischiano di far presa su una parte della pattuglia parlamentare a 5 stelle. Per questo teme una spaccatura. Fa bene. Il pericolo di cedere alle lusinghe del canzonettismo italiano è notevole: la foto di gruppo fa figo. Però non serve alla esigenza di cambiamento. Dico di più. Persino quell'atteggiamento arrogante (così preso di mira dalla stampa, specie dal partito Repubblica così attento ai pisolini di Crimi...) fa parte di una rottura semantica - perdonate il parolone ma qui rende davvero bene -: ci siamo dimenticati dei toni e dei modi con cui Grillo ha sfregiato la Casta nei suoi comizi? Tutto insomma è in linea. Non sarebbe in linea, invece, un qualsiasi cedimento, anzi verrebbe preso come una crepa. Anche le lezioni di democrazia interna difettano di miopia: le primarie del Pd non furono modificate in corsa per favorire Bersani ai danni di Renzi? Tutto dimenticato, ovviamente, perché quando la canzone non piace, la si fa scivolare nel dimenticatoio. «Trova l'accordo col partito democratico», chiede con forza attraverso la rete Fiorella Mannoia, sottintendendo un bel «freghiamo Berlusconi una volta per sempre». Il testo non è inedito: sono anni che questa canzoncina viene proposta ora a Vendola, ora a Di Pietro, ora a Ingroia. Non mi sembra che abbia portato granché fortuna. Se fossi in Grillo terrei a mente a questo aspetto. Mi dicono che nel mondo dello spettacolo la scaramanzia ha sempre il suo perché.    

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