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Il Pdl sta con Terzi: "Gesto coraggioso e di grande dignità"

Giulio Terzi, ministro degli Esteri

Il ministro si dimette e spiega: "Non dovevamo rispedirli in India". Il suo passo indietro dimostra il fallimento dei tecnici e viene apprezzato dagli azzurri

Sebastiano Solano
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Le dimissioni del Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata stanno provocando un terremoto a Palazzo Chigi e al Colle, con Giorgio Napolitano che è rimasto "sconcertato" per le dimissioni "irrituali", e Mario Monti che si è invece detto stupito per il gesto di Terzi. Il ministro, attraccato da tutto e tutti, è stato però difeso per la prima volta prorpio dal Pdl, che non ha mai lesinato le critiche al governo dei professori per la gestione del caso dei marò. Il Pdl: "Un atto di grande dignità" -  Il centrodestra, infatti, sulla vicenda dei nostri militari ha sempre avuto una posizione chiara, che si può sintetizzare così: fare di tutto per riportarli in patria, costi quel costi, opponendosi alla disgraziata gestione della vicenda da parte del governo tecnico. Il ministro Terzi, da sempre, viene dato "in quota" centrodestra, a differenza del ministro della Difesa, Giampaolo De Paola, più vicino al centrosinistra. Così, dopo il passo indietro, diversi esponenti del Pdl hanno rilasciato dichiarazioni di apprezzamento per la sua rinuncia. Franco Frattini ha definito le dimissioni "un atto di grande dignità reso ormai inevitabile", mentre Ignazio La Russa si è spinto oltre: "Candidare Terzi? Mai dire mai. Non ho mai nascosto la stima per la persona". Angelino Alfano ha invece  twittato: "Apprezziamo il gesto coraggioso e dignitoso del ministro Terzi”.  Una gestione fallimentare - Le prese di posizione a favore di Terzi rimarcano anche il fatto che con le sue dimissioni, dopo mesi, il caso è esploso in modo dirompente anche ai vertici del governo. La vicenda della prigionia in India dei nostri marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è stata un fallimento totale. La compattezza dell'esecutivo si è sgretolata per le vicende degli ultimi giorni. Le parole di Terzi in aula, infatti, non lasciano spazio ai dubbi: "Ero contrario a rimandare in India i marò, ma la mia voce è rimasta inascoltata". Le dimissioni sono la dimostrazione concreta che nemmeno a Palazzo Chigi erano convinti di quanto stavano facendo.

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