Pd, Renzi diserta la Direzione del partito
Altissima tensione nel Partito Democratico. Dopo lo scontro della domenica tra Stefano Fassina e Matteo Renzi (con il responsabile economico del Pd che ha accusato il rottamatore di volere la morte politica di Pier Luigi Bersani), è ancora il primo cittadino di Firenze ad agitare le acque: "Non andrò alla Direzione di stasera. Per un motivo semplice - aggiunge -: è stata convocata all'ultimo momento e io avevo dei precedenti impegni da sindaco". Questa la spiegazione fornita all'emittente radiofonica Radio Toscana lunedì mattina. Renzi, insomma, non va a Roma per l'incontro coi vertici del partito, uno snodo cruciale nei giorni delle consultazioni per la formazione di un nuovo improbabile governo. Il motivo ufficiale, gli impegni presi in precedenza. Ma dopo la bufera della viglia è facile vedere dietro alla decisione di Renzi un Pd spaccato, frantumato, vicino all'implosione e che Bersani, con perizia, sta conducendo verso il baratro. Le correnti - Nel centrosinistra, infatti, le correnti si moltiplicano di giorno in giorno. Il Pd è spaccato tra chi cerca l'intesa con Beppe Grillo e il M5S e chi, invece, dei grillini non ne vuole sapere. C'è poi il fronte Pdl: è possibile un accordo con Silvio Berlusconi, che da parte sua continua a tendere la mano ai democratici? Per qualcuno sì, per altri, invece, è impensabile. Vi sono poi le rotture interne, gli attacchi, i veti incrociati: c'è chi sta con il segretario e chi sta con Renzi. Anche le nomine dei presidenti di Camera e Senato hanno influito a frantumare un partito che è uscito in ginocchio dalle ultime elezioni. Gli incontri - Bersani, nel frattempo, ha annunciato che tornerà al Quirinale soltanto giovedì, 6 giorno dopo l'inizio delle sue consultazioni. Nell'attesa di riferire l'esito al presidente Napolitano, continua il suo giro di incontri. E spulciando l'elenco, viene da sorridere. Mentre l'Italia va a rotoli e trovare la quadra su un nuovo esecutivo pare essere una chimera, il segretario, oggi, vedrà don Luigi Ciotti, il Forum delle associazioni giovanili, il Consiglio nazionale degli Studenti e la Gioventù federalista europea. Una serie di sigle che non apparivano né sui quotidiani né sui telegiornali da anni. M5S in streaming - Come ultimo atto del suo "accanimento terapeutico" verso il Movimento 5 stelle, Bersani ha accettato di far trasmettere in streaming l'incontro che avrà mercoledì alle 10 con la delegazione grillina, che sarà composta da Roberta Lombardi e Vito Crimi. La richiesta è partita dai gruppi dell'M5S ed è stata accolta dal segretario del Pd. Saranno gli uffici della Camera ora a predisporre tecnicamente la diretta. "Spero ce la faccia" - Renzi, però, almeno pubblicamente continua a sostenere Bersani. Il sindaco è tornato ancora a commentare il pre-incarico che è stato affidato al leader da Giorgio Napolitano: "Bersani sta provando a formare un governo e io spero che per il bene dell'Italia ce la faccia". Lo stesso concetto espresso domenica, in una telefonata privata con il segretario in cui aveva detto che "la mia serietà e la mia lealtà sono fuori discussione". Critiche indirette - Ma nell'intervento radiofonico, pur indirettamente, Renzi è tornato a criticare la linea di Bersani e la "caccia" ai voti dei grillini. "Vedo qualcuno che dice che bisognerebbe dare un sussidio a tutti quelli che non lavorano - ha premesso il rottamatore -. Sì, ma prima ancora bisogna dare un lavoro a chi il lavoro non ce l'ha. Questa è la vera sfida di una società giusta, altrimenti le cose non funzionano". Un messaggio chiaro, insomma. Secondo Renzi la priorità non può essere il reddito di cittadinanza invocato da Grillo. Il programma, insomma, non può coincidere con quello del M5S, che Bersani però continua a inseguire. "Il problema vero - ha aggiunto Renzi - è che c'è l'economia reale di cui bisogna occuparsi di più, cioè le aziende, le famiglie che non hanno più soldi". La battuta - Anche il rottamatore, però, riconosce che tra le riforme necessarie per il Paese c'è quella per il dimezzamento dei parlamentari. E ancora, spiega Renzi, si deve "far diventare il Senato una Camera delle autonomie, e togliere il finanziamento pubblico ai partiti". Il conduttore radiofonico, a questo punto, gli ha fatto notare che questi punti sono stati proposti "anche da Grillo". Renzi ha risposto con una battuta, parlando della "Festa del Grillo", ossia una tra le più celebri manifestazioni folcloristiche di Firenze.