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I tre nomi per il Colle:la mossa di Bersaniper il "sì" del Cav

Bersani e Berlusconi

Il segretario del Pd ha capito che Grillo non gli darà mai la fiducia: ora cerca il "non voto" di Pdl e Lega. Per ottenerlo, mette un tris di cattolici sul piatto

Andrea Tempestini
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  Giornate convulse, per la politica italiana. Un weekend, quello appena trascorso, tutto da decifrare. Ma il dato più significativo è la parziale apertura del Pd al Pdl per trovare un escamotage per il varo di un esecutivo. I democratici, sulla questione, si sono subito spaccati. Anche questo sentiero è stretto, impervio, difficile da percorrere. E tutto ruota attorno a una poltrona: quella del Quirinale. Pier Luigi Bersani, ormai quasi definitivamente disilluso sulla possibilità di ottenere la fiducia grazie al Movimento 5 Stelle, cerca l'appoggio - o quantomeno la "non-sfiducia" - di Pdl e Lega Nord. L'unica carta che ha per ottenerla è il Colle. Da un lato Silvio Berlusconi continua a insistere per la riconferma di Giorgio Napolitano, oppure caldeggia l'elezione di Gianni Letta. Ma il Cav è consapevole che sarà dura, se non impossibile, che si realizzi una delle due possibilità. Il terzetto - E' in questo contesto, dunque, che nel weekend hanno cominciato a circolare nomi nuovi per il post-Napolitano. I nomi di tre moderati. I nomi di tre cattolici che potrebbero accontentare il centrodestra, oggi furioso per essere stato tagliato fuori dalle presidenze di Camera e Senato. Per chiudere la partita di governo, il segretario democratico mette sul tavolo i nomi di Franco Marini, Sergio Mattarella e Pierluigi Castagnetti. Le trattative sono riservatissime, "off the records", condotte dai pontieri di Berasni. L'obiettivo dei democrat è ottenere la mancata partecipazione al voto di Pdl e Lega nel giorno della fiducia. In cambio, appunto, un nome gradito al Colle. Il nome più pesante è quello di Marini, ex presidente del Senato, moderato, apprezzato dal Pdl. Nel 1990 quando fu approvata la legge Mammì, Marini si schierò con Giulio Andreotti, all'epoca presidente del Consiglio, e non con gli "indignati" che osteggiavano Berlusconi. Se il Pdl dice no... - Poi c'è Mattarella, giudice costituzionale, ex ministro, padre della legge elettorale che fu varata dopo Tangentopoli. Ma lui, sempre nel luglio del 1990, fu uno dei ministri Dc che si mise di traverso al Biscione del Cavaliere, e Berlusconi, giurano, non gliela avrebbe mai perdonata. C'è infine Castaglnetti, ex segretario del Ppi, vicepresidente della Camera, cattolico con ottimi rapporti con le gerarchie vaticane e, per inciso, gradito anche al rottamatore Matteo Renzi (una "medaglietta" in più che di questi tempi ha un discreto peso specifico. Questo il "tris" d'offerte del Pd al Pdl. Se Berlusconi e i suoi le rigettassero sarebbe tutto da rifare. In campo ci sarebbero Pietro Grasso, neopresidente del Senato, o Emma Bonino, la radicale madre di tante battaglie sui diritti civili. Infine resta aperta anche l'ipotesi Mario Monti, anche se la sua figura è di fatto compromessa dopo l'ultima campagna elettorale.  

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