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Lega, montiani e altoatesiniTutte le "stampelle" di Bersani

Pier Luigi Bersani

Matteo Legnani
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E' più facile che un cammello entri dalla cruna di un ago che ... Bersani dal portone di Palazzo Chigi. Il segretario Pd, da ieri incaricato di trovare i numeri a sostegno di un suo governo, ha le spalle al muro. Per trovare una maggioranza al Senato, dove il suo partito conta 106 eletti, ha bisogno di 160 voti, contando che tutti i senatori si presentino al voto di fiducia, compresi quelli a vita. Gli manca, cioè, un terzo dei voti. Certo, se Bersani desse retta a Berlusconi, il gioco sarebbe subito fatto, visto che un governo Pd-Pdl potrebbe contare a palazzo Madama sulla bellezza di 197 voti. Ma Pier continua con la sua strategia della "porta in faccia". E alllora, quei voti deve trovarseli altrove. Condizione indispensabile è che i 21 montiani di Lista civica, in blocco, votino per lui. A quel punto gli mancherebbero tra i 15 e i 20 voti, visto che i 7 senatori della Sudtiroler Volkspartei e Giuseppe Lumia della lista Crocetta dovrebbero verosimilmente stare con lui. Incarico a Luigi Zanda, dunque, già "pontiere" dell'intesa fin qui sfumata coi grillini. La strada meno arzigoggolata prevede il coinvolgimento dell'intera pattuglia leghista (16 senatori) e di almeno una parte di quelli confluiti nel gruppo Grandi autonomie e libertà (dieci in tutto). Scenario, questo, che porterebbe al segretario Pd 164 voti. L'altra strada è quella di uno "spezzatino": con voti in arrivo da Grandi autonomie (9-10), 5 o più grillini, 5 leghisti autorizati da Maroni, altrettanti pidiellini. Questa ultima operazione richiederebbe, però, il "lasciapassare" di Berlusconi. E non si vede per quele motivo il fondatore del Pdl dovrebbe aprire al segretario Pd dopo due settimane di porte in faccia. a meno che al Quirinale...

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