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Grasso, due gaffe in 24 ore Travaglio e una parola di troppogli costano palazzo Chigi

Ignazio Stagno
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Pietro Grasso è fuori dai giochi. L'incarico il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha dato a Pier Luigi Bersani. Si tratta di un incarico condizionato, tutto da verificare con la fiducia alla Camera e al Senato, ma il gioco ora lo guida il segretario. Eppure il nome di Grasso sembrava essere quello più accreditato per un incarico di governo senza Bersani tra i piedi. E invece in poche ore tutto si è ribaltato. A far cambiare idea a Giorgio Napolitano sono state due gaffe a stretto giro. Pronto a tutto - La prima ieri. "Se posso fare qualcosa per il mio Paese sono pronto a tutto", così Pietro Grasso aveva commentato la possibilità del conferimento di un incarico da parte di Giorgio Napolitano possibilità che aveva preso ulteriormente quota anche dopo l'apertura di Silvio Berlusconi a un suo possibile governo. "Sono sempre stato ottimista" aveva aggiunto Grasso sulla possibilità di arrivare subito a un esecutivo. Ma a colpire è quell'essere "pronto a tutto"  come se fare il premier, seppure in un momento delicatissimo della vita politica e economica del nostro Paese, fosse come andare in miniera. Così resosi conto della frase poco felice, quasi come se ci fosse la voglia di scavalcare il segretario alla guida del governo, era stato costretto ad una rettifica immediata: "Un servitore dello Stato non può che essere sempre disponibile, ma questa disponibilità non sia fraintesa come aspirazione diversa da quella di dare tutto l'apporto possibile al Paese in qualità di presidente del Senato. Non vorrei che questa mia frase venisse intesa in maniera distorta. Lontano da me qualsiasi idea diversa dall'essere pronto con l'attuale funzione di persidente del Senato, a dare tutto l'apporto possibile per far ripartire il Paese".  Duello con Travaglio - Dopo la marcia indietro su quello slancio verso palazzo Chigi, Grasso è scivolato su un'altra buccia di banana. Questa volta ad inchiodarlo è stato Marco Travaglio. "Conosco Schifani ma conosco anche Grasso e non sono convinto che sia la lotta del bene contro il male". Cominciava così l'affondo di Marco Travaglio al presidente del Senato, nella sua arringa a Servizio Pubblico da Michele Santoro giovedì sera. Ma Grasso non ci sta e lo chiama in diretta. E ne nasce uno scontro: "Vediamoci in tv, ma non tra una settimana - incalza Grasso, al telefono -. Il prima possibile, così rispondo alle tue accuse infamanti". Un duello che crea polemiche a non finire. L'arena per la resa dei conti diventa la notizia del giorno. Prima Riccardo Formigli offre lo studio di Piazza Pulita, poi Travaglio si infuria e vuole trascinare Grasso tra le mura amiche di Servizo Pubblico. Ma La7 prende in mano la situazione e sottolinea che l'incontro si farà da Formigli. Le accuse di Travaglio intanto restano. Insieme al "rumore" attorno alla figura del neo-presidente del Senato. Troppo rumore, per palazzo Chigi. 

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