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Bersani al Colle, si arrende: "Pronto a ogni soluzione utile agli interessi del Paese"

Giulio Bucchi
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Una resa, o quasi. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani esce dalla stanza della Vetrata del Quirinale, dopo oltre un'ora di consultazioni con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e sia pur senza sbilanciarsi lancia un messaggio chiaro al resto delle forze parlamentari. In estrema sintesi: "Bisogna fare un governo, per il bene dell'Italia. Il Pd ha vinto le elezioni e deve dettare l'agenda, ma non ne faccio una questione personale". Come dire: se sono io il problema, posso non fare il premier. E questo non è un nodo da poco. Si attendono ora le decisioni di Napolitano: "Le comunicherò domani", venerdì 22 marzo, ha detto lo stesso presidente ai cronisti. "Ho da riordinare gli appunti e le idee...". Quel che filtra, nella convulse notte romana tra Quirinale e largo del Nazareno, è che il Colle preferisca un incarico "d'esplorazione", non pieno. E in questo caso, "l'esploratore" favorito non sarebbe Bersani ma Pietro Grasso, nonostante qualche timore proprio da ambienti democratici. "Governo di cambiamento" - "C'è un'esigenza di governo e una di cambiamento - esordisce Bersani uscendo dal colloquio con Napolitano -. Cambiamento è attenzione immediata ai temi sociali, iniziativa forte sui temi della moralizzazione della vita pubblica e passi seri sulle riforme istituzionali. Noi, partito democratico, prima forza di questo Paese checcè qualcuno dica (riferimento polemico a Beppe Grillo, ndr), ci mettiamo a servizio di questa esigenza, del nostro Paese e dell'Europa. Come si può fare? Lavorando su due versanti. Fare un governo che presenti al Parlamento proposte precise per un avvio di legislatura in chiave di cambiamento: correzione delle politiche europee, liquidità per le imprese, economia verde, regole per il mercato del lavoro da correggere contro la precarietà. Poi moralizzazione della vita pubblica: corruzione, sobrietà della politica, regole di mercato. Bisogna dare il segno netto che le cose possono cambiare. Il secondo versante riguarda la legge elettorale e la riforma della seconda parte della Costituzione, a cominciare dalla riduzione dei parlamentari. Queste riflessioni abbiamo consegnato al presidente, e ci affidiamo alla sua saggezza per trovare una soluzione". Il nodo del governo - Ma con chi vuole fare il governo il Pd? "Dobbiamo mettere il Parlamento e i parlamentari di fronte a un'assunzione di responsabilità. Bisogna fare le cose semplici che ci chiedono gli italiani. Quindi noi proponiamo questa chiave, nelle forme che valuterà Napolitano". Di sicuro, "non metto davanti problemi personali". Come dire, Bersani potrebbe non essere il premier di questo eventuale "governo di cambiamento". "Nessun piano B, però", assicura poi Bersani, quando gli si chiede di ipotesi di esplorazione. E pur aprendo a tutto il parlamento, il segretario non rinuncia a una stoccata contro Pdl e Movimento 5 Stelle: "Noi abbiamo rispetto per i loro elettori, loro non ne hanno avuto per i nostri". Ma sembrano schermaglie, quasi sassolini usciti dalle scarpe prima di fare un passo di lato.

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