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Consultazioni, Bersani al Quirinale: passo indietro e "terzo uomo" premier

Giulio Bucchi
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Dal "mi prendo tutto" alla strategia del terzo uomo. Pierluigi Bersani potrebbe salire al Quirinale e proporre al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un "passo indietro", sicuramente parziale e forse solo strategico, per fare uscire allo scoperto il Movimento 5 Stelle. Di sicuro, alla vigilia della seconda e più importante giornata di consultazioni al Colle, c'è la volontà del segretario del Pd di arrivare a un "governo di cambiamento". E proprio per questo, ha inviato una mail a tutti i parlamentari, di ogni colore, per spiegare nel dettaglio gli 8 punti programmatici che saranno alla base dell'eventuale prossimoe esecutivo. Già, ma con quale premier? Il terzo uomo - Il leader di Sel Nichi Vendola, dopo l'incontro con Napolitano, ha ribadito come "la prova di offrire al Paese un programma e un governo che possa interpretare nella forma più innovativa l'istanza di cambiamento, spetti a Bersani. Nessun altro nome, dunque, perché "c'è un vincolo assoluto che si chiama democrazia. Bersani non è uscito dal cilindro di un prestigiatore ma dalle urne e da un processo democratico". Peccato che sia lo stesso Bersani a pensare di non esporsi in prima persona. Già Federico Geremicca, su La Stampa, presentava l'ipotesi di un "esploratore", magari il neopresidente del Senato Pietro Grasso, incaricato di "sondare" gli umori di grillini, montiani (che secondo HuffingtonPost Italia avrebbero chiesto la vicepresidenza della Camera in cambio dell'appoggio a Bersani) e, perché no, parlamentari di Lega e Pdl. Figura, quella di Grasso, che potrebbe rivelarsi una fregatura per lo stesso Bersani, perché l'ex magistrato piace tanto al Colle, che potrebbe virare proprio su di lui "spodestando" di fatto il segretario democratico dal ruolo di premier. Gli altri nomi - Nel corso della giornata, al nome di Grasso si sono aggiunti altri candidati, questi sì in ballo anche per Palazzo Chigi. In primis, il presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida, già candidato nel 2011 alle primarie del centrosinistra per il sindaco di Milano. Altro nome caldo, quello del costituzionalista Stefano Rodotà. Tutti e due con solide radici a sinistra ma non sgraditi né a Grillo né a Monti, in quanto "tecnici" e "cattolici". Il problema è sempre lo stesso: i numeri. Quelli che Bersani, di sicuro, non ha né avrà.  

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