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Grasso e Boldrini fanno i grillini:"Ci tagliamo lo stipendio del 30%"

Renato Brunetta

A dare la notizia della riduzione dell'indennità è il 5 Stelle Vito Crimi. Il Pd ormai è una costola dei grillini. Tutto per sedurre una manciata di senatori e lanciare Bersani in stampelle verso palazzo Chigi

Ignazio Stagno
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I grillini cominciano a "contaminare" i democratici. "Il presidente Grasso ha introdotto il tema dei costi della politica e lui stesso ha annunciato che ridurrà del 30% la sua indennità". A dirlo non è Zanda o Bersani, ma il capogruppo M5S Vito Crimi, al termine della conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. Insomma ora i democratici imitano i grillini. Pronti a tutto pur di conquistare Beppe. Il voto di dieci senatori Cinque Stelle per l'ex procuratore nazionale antimafia candidato allo scranno più alto del Senato era risultato sospetto. Il Pd infatti aveva scelto la figura più "grillina" possibile per ottenere i voti dei Cinque Stelle e per fare una breccia nel Movimento. Ora Crimi che parla dei tagli di Grasso è la conferma che tra dem e grillini è nato, forse, un flirt. Boldrini grillina - A confermare la nuova linea del Pd è anche il neocapogruppo al Senato, Luigi Zanda: "Il presidente del Senato, Pietro Grasso, in un accenno rilevante e molto significativo politicamente all'esigenza di contenere ulteriormente i costi del funzionamento della macchina". E dopo Grasso anche Laura Boldrini, presidente della Camera, sceglie di tagliarsi lo stipendio. Anche lei rinuncia al 30 per cento della sua indennità. Analoga riduzione sarà proposta per i titolari delle altre cariche interne in tema di indennità di  ufficio e di altre attribuzioni attualmente previste, alcune delle quali potrebbero essere del tutto soppresse, quali ad esempio i fondi per spese di rappresentanza. Il Pd ormai è una costola del Movimento Cinque Stelle. Infine la Boldrini ha annunciato che le camere dovranno lavorare 5 giorni su 7 per un totale di 96 ore a settimana. Inoltre i due presidenti proporranno ai rispettivi uffici il taglio, sempre del 30 per cento, degli stipendi dei parlamenti e dei dipendenti di Montecitorio e Palazzo Madama.

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