Vuol governare con 10 grilliniIl suicidio è quasi compiuto:Bersani ha scelto il voto
Il Pd strappa Camera e Senato. Il segretario esulta per la vittoria di Pirro (ottenuta coi voti del M5S). Ma non ha i numeri per governare ed è l'unico a non capirlo
Archiviato il capitolo dell'elezione dei presidenti di Camera e Senato: il Partito Democratico se li prende tutti e due. A Montecitorio la vendoliana Laura Boldrini, mentre a Palazzo Madama l'ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Pier Luigi Bersani esulta: "Complimenti a Laura Boldrini e a Piero Grasso. Se si vuole, cambiare si può!", ha cinguettato su twitter. Il segretario del Pd è convinto di aver incassato una mezza vittoria. Ma è una vittoria di Pirro. L'unico risultato del doppio "colpo" dei democratici è quello di avvicinare l'Italia - con velocità iperuranica - a un nuovo turno elettorale. Magari già alla fine di giugno. Bersani non si sveglia, non cambia strategia, tira dritto per la sua strada: nella formazione sempre più improbabile di un governo vuole coinvolgere Beppe Grillo. O meglio, conta di "strappare" il sì a un numero sufficiente di eletti del Movimento 5 Stelle. Il voto al Senato rafforza ulteriormente l'effimera convinzione del segretario. Il voto - Secondo il leader dei democratici quanto avvenuto a Palazzo Madama dimostra che è possibile coinvolgere il Movimento 5 Stelle. Per l'elezione di Grasso, oltre all'astensione di Mario Monti e dei suoi (il Professore non ha trovato l'accordo con il Pdl, e secondo Augusto Minzolini pretendeva per sè la presidenza della Repubblica) sono stati infatti decisivi i voti dei grillini. L'analisi del voto del ballottaggio lascia infatti intuire un travaso di voti dal M5S al Pd. I senatori grillini sono 53, quelli del centrosinistra 123. Grasso ha ottenuto 137 voti, 14 in più rispetto a quelli espressi dal centrosinistra: un segno chiaro che almeno una decina di grillini, nel segreto dell'urna, ha scelto il candidato del Partito Democratico (al termine di una tesissima assmblea, il M5S ha lasciato libertà di voto). Su questa esigua evidenza numerica si basa la presunta vittoria di Bersani (alla quale potrebbe aver contribuito anche il voto di qualche montiano). Ma il punto è che non possono bastare una decina di senatori per reggere un governo, ammesso e soprattutto non concesso che la stessa decina, in futuro, possa ancora votare per il Pd. Sul nome di Grasso (scelto anche poiché molto "spendibile" in ottica grillina) con buona probabilità sono confluiti i voti dei senatori del M5S della Sicilia, e di quelli che vedevano un bis di Renato Schifani (molto più che plausibile a un certo punto del pomeriggio) come il fumo negli occhi. Il suicidio - Grasso, dopo l'elezione, ha cercato subito di placare gli animi, dicendo in privato a Silvio Berlusconi che "sarò il presidente di tutti" e all'aula che "usciremo dalla crisi con le idee e con soluzioni condivise". Ma il dado ormai è tratto. La nuova mossa suicida di Bersani - chiudere ogni banco di trattativa col Pdl, prendrersi le due presidenze e continuare a strizzare l'occhio a Grillo - non permette più alcun tipo di "condivisione" tra centrodestra e centrosinistra. Grasso sarà anche il presidente di tutti, ma lo sarà per pochissimo tempo. Il governo Bersani-Grillo resta un'oscura utopia irrealizzabile, e la polarizzazione dei rapporti tra Pd e Pdl rende pressochè impossibile qualsiasi ipotesi di governissimo. Bersani viaggia a piè sospinto verso l'autodissoluzione (in verità, ha anche un secondo fine: tornare subito al voto, senza passare per le primarie, e ripresentarsi ancora come candidato premier). La situazione viene inquadrata con lucidità da Maurizio Gasparri: "E' un voto che archivia Bersani perché, ammesso che i grillini soccorrano ancora, non ci sono i numeri per fare un governo". Quindi la frecciata al M5S: "I grillini dicono una cosa e ne fanno un'altra. Benvenuti tra i comuni mortali". Dello stesso registro le dichiarazioni di Gianfranco Rotondi: "Bersani ha scelto il voto anticipato". E Grillo si dimette? - Silvio Berlusconi ha lasciato stizzito il Senato, e non ha voluto commentare l'elezione di Grasso. Qualche parola, però, il Cavaliere l'aveva spesa all'arrivo a Palazzo Madama. Oltre a un duro attacco ai grillini, Berlusconi aveva spiegato di considerare "inutili" queste elezioni. "Inutili" perché dopo che la trattativa con Monti era sfumata l'esito era scontato, e l'esito scontato porta a probabili elezioni. Ora tira vento di guerra. Fabrizio Cicchitto, al vetriolo, ha rimarcato che "al Pd e a Sel è riuscita l'operazione di conquistare tutte e due le posizioni istituzionali, ancora una volta smentendo quello che Bersani ha detto sino a qualche giorno fa. Il Movimento 5 Stelle comunque ha imparato rapidamente la lezione, mettendo in atto un gioco tattico tipico di quella vecchia politica che essi dichiarano di aborrire. In ogni caso, il risultato ottenuto da Grasso dimostra che non esistono le condizioni per un incarico a Bersani". Infine Maurizio Lupi che augura "buon lavoro" a Grasso ma punta il dito contro "l'inciucio Bersani, Vendola, Grillo". Quindi la frecciata al comico: "Adesso aspettiamo le dimissioni di Grillo da Presidente dei 5 Stelle, come aveva promesso" (nel caso in cui i suoi avessero votato per il Pd).