Napolitano: Monti non può abbandonare il Paese in questo momento
E' stato un colloqui teso quello tra Giorgio Napolitano e Mario Monti. Il premier che sale al Colle per candindarsi alla presidenza del Senato. E Napolitano che gli risponde, a muso duro, picche. Pare che Monti, poco abituato alle bocciature, non l'abbia presa bene. Anzi. "Obbedisco, ma non condivido. Resto qui a marcire", avrebbe detto. Il giorno dopo il "no" a Mario Monti, Giorgio Napolitano spiega le ragioni per cui ha respinto la candidatura dell'attuale premier. "E' importante che in sede europea, e nell'esercizio di ogni iniziativa possibile e necessaria specie per l'economia e l'occupazione, il governo conservi la guida autorevole di Mario Monti fino all'insediamento del nuovo governo (per la cui formazione inizierò le consultazioni di rito mercoledì 20)". Nella nota diffusa dal Quirinale si legge inoltre che: "L'abbandono, in questo momento, da parte del presidente Monti, della guida del governo, genererebbe inoltre - avverte il Presidente della Repubblica - problemi istituzionali senza precedenti e di difficile soluzione. Apprezzo pertanto il senso di responsabilità e spirito di sacrificio con cui - conclude - egli porterà a completamento la missione di governo assunta nel novembre 2011. Oggi si pone comunque il primo punto fermo della nuova legislatura, nell'interesse generale del paese così come resta un punto fermo - in una situazione che vede l'Italia esposta a serie incognite e urgenze - l'impegno del governo dimissionario rimasto in carica e in funzione sia pure con poteri limitati". L'augurio di Re Giorgio Mi auguro ancora che sia possibile giungere oggi all'elezione dei Presidenti della Camera e del Senato, e successivamente all'attribuzione di tutti gli incarichi istituzionali, in un clima di condivisione della responsabilità di favorire - dopo le elezioni del 24 febbraio e sulla base dei risultati che ne sono scaturiti - l'avvio di una costruttiva dialettica democratica e di una feconda attività parlamentare. Oggi si pone comunque il primo punto fermo della nuova legislatura, nell'interesse generale del paese; così come resta un punto fermo - in una situazione che vede l'Italia esposta a serie incognite e urgenze - l'impegno del governo dimissionario rimasto in carica e in funzione sia pure con poteri limitati"