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L'idea di Napolitano: "congelare" la grana giustizia fino ad aprile per permettere il governissimo

Giulio Bucchi
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L'aria di governissimo spira forte, tra i colli romani. E arriva soprattutto dal Quirinale: come noto, ormai da giorni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sta brigando per convincere i partiti maggiori, in primis quello democratico, a mettere da parte divisioni e conflitti per pensare al "bene comune". Pd e Pdl (e Monti) insieme magari in un esecutivo tecnico, dunque, escludendo fatalmente il vincitore morale delle elezioni, il Movimento 5 Stelle, che paradossalmente è però il più forte anti-sistema presente in Parlamento.  Tutto congelato fino a metà aprile - I segnali, in questo senso, sono molteplici. Al di là degli abboccamenti e del tira e molla tra Pd e 5 Stelle (Pierluigi Bersani insiste, ma probabilmente si ritroverà in un vicolo cieco) il messaggio inviato martedì al Csm da Napolitano ha alcuni passaggi cruciali. Il Colle fa riferimento alla "estrema importanza e delicatezza degli adempimenti istituzionali che stanno venendo a scadenza" e invita le toghe (ma il monito è anche alla politica) a "evitare tensioni destabilizzanti per il nostro sistema democratico". La partita tra Pd e Pdl si gioca su più piani: la scelta del successore di Napolitano, naturalmente (con Silvio Berlusconi che ha detto "basta a presidenti di sinistra"), ma in questo momento soprattutto la grana-giustizia. Secondo fonti vicine al Colle, l'obiettivo del presidente è quello di congelare la tenaglia giudiziaria sul Cavaliere fino a metà aprile, quando i giochi (presidenze delle Camere, Quirinale e Palazzo Chigi) saranno presumibilmente chiusi. Evitare "stalli" politici, dunque, e poi che la giustizia faccia il suo corso, "con equità". Pd e Pdl più vicini - Il faccia a faccia tra Napolitano e Csm ha detto una cosa non così scontata: è legittima la preoccupazione del Pdl di voler "vedere tutelato il diritto di Berlusconi a restare in campo politico", senza essere estromesso dai processi Ruby, Mediaset e De Gregorio. E su questo punto, anche Bersani si adeguerà. Il timore condiviso del Pd, scrive Francesco Verderami sul Corsera, è che "salti tutto il sistema" nel momento cruciale: quello delle riforme e della ripartenza per la crescita. Certo, Bersani ha fatto buon viso a cattivo gioco, visto che la tentazione manettara sarebbe quella (cara anche ai grillini) di votare per l'incandidabilità di Berlusconi in parlamento, facendolo di fatto fuori politicamente. L'impressione è che la patata bollente della giustizia, anzichè allontanare i due rivali, li possa avvicinare (notevole il fatto che dopo la manifestazione azzurra al Tribunale di Milano non ci sia stato nessun commento particolarmente critico contro Angelino Alfano e colleghi, anche se lo stesso Napolitano martedì ha espresso "rammarico"). Con scorno di Grillo e del Movimento 5 Stelle, alla finestra (ma in fondo, è quel che vuole Beppe...). 

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