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Rimborsi elettorali, Renzi rilancia: uno studio sugli sprechi del Pd

Il Corriere anticipa il "dossier riservato": "Retribuzioni, doppi incarichi e alloggi pagati ai collaboratori con i soldi del partito". Citati Bindi, Orfini, Geloni e Misiani

Sebastiano Solano
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Quello che sta colpendo il Pd dal giorno successivo al voto ad oggi è uno sciame sismico. Un regolamento di conti sotterraneo e a bassa intensità che vede contrapposti i renziani da una parte e la dirigenza dall'altra. E non ingannino i toni concilianti di alcuni alti dirigenti che, ancora oggi, si sono esposti a favore di una candidatura di Matteo Renzi in caso di elezioni anticipate: fa parte della strategia di logoramento, con cui il Pd prova a mantenere in piedi la baracca, che rischia di sgretolarsi sotto i colpi di Beppe Grillo, specie con riferimento all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Di questi giochi di potere Renzi non ne vuole sapere e non ha nessuna intenzione di farsi fagocitare, e quindi 'bruciare', e ha rilanciato invitando Pierluigi Bersani ad inserire tra i punti programmatici da proporre a Grillo anche la questione dei contributi ai partiti. Di più. Stando a quanto riporta Il Corriere della Sera di lunedì 11 marzo, il sindaco di Firenze avrebbe commissionato uno studio sugli sprechi della macchina Pd, che rischia di trasformare lo sciame sismico di cui sopra in un vero e proprio terremoto.  "Retribuzioni, doppi incarichi, alloggi pagati" - Secondo lo studio, i dipendenti del Pd nazionale arriverebbero alla cifra monstre di 180: "una pletora di segretarie, segretari, impiegate e impiegati, tutti renumerati", scrive il quotidiano di via Solferino. Ad alcuni, addirittura, verrebbe persino pagata la casa. Il rapporto scende poi nel particolare delle spese e i numeri, se possibile, fanno ancora più impressione. Scrive il Corriere: "14 persone all'ufficio stampa del partito, tre persone addette solo a Rosy Bindi, che ha anche un aiuto alla Camera e una portavoce che, è scritto nel rapporto, "non si è capito chi paga". Una bomba che, tra retribuzioni, doppi incarichi ed eventuali alloggi, secondo il Corriere coinvolgerebbe, oltre alla Bindi, anche Nico Stumpo, Chiara Geloni, Matteo Orfini e Antonio Misiani. Ossia, i fedelissimi del segretario Bersani, i più agguerriti nel contrasto a Renzi durante la campagna per le primarie democratiche. "Bindi: querelo chi dice il falso" - La Bindi ha però già minacciato di querelare il giornale diretto da Ferruccio De Bortoli, spiegando che nessuno dei suoi collaboratori è mai stato dirigente del Pd o di altri partiti. "In merito alle anticipazioni di un rapporto - se esiste perché riservato? - di Renzi - spiega la Bindi -, preciso che nessuno dei miei collaboratori, compresa la portavoce, è mai stato dipendente del Pd o di altri partiti. Ho sempre provveduto con le mie indennità - aggiunge - e alcuni hanno fatto parte degli staff previsti dagli incarichi istituzionali che ho ricoperto, avendone le competenze, le professionalità e i requisiti richiesti. Al partito solo due impiegate sono assegnate all'ufficio di segreteria dell'Assemblea nazionale e della Direzione e non alla mia personale segreteria. Poichè l'articolo, senza che sia stata fatta alcuna verifica, riporta informazioni false e un virgolettato che getta ombre sulla mia correttezza, il tribunale competente dirà anche in questo caso chi ha  ragione e chi diffama".

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