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Il piano di Berlusconi e Maroni: fare una lista insieme

Se il progetto andasse in porto senza il consenso della Lega, Bossi lascerebbe il partito

Eliana Giusto
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di Matteo Pandini   Un nuovo soggetto politico per recuperare gli elettori che non votano più né il Pdl né la Lega. E che in prospettiva potrebbe sostituire il Carroccio. Ne hanno parlato Roberto Maroni e Silvio Berlusconi. Lo spunto è arrivato  dallo scintillante risultato della lista Maroni alle regionali lombarde: 10,22%, con la Lega al 13% (e quindi non prosciugata come successo alle comunali di Verona con la lista Tosi) e il Pdl al 16. A Milano, sia nel capoluogo che in provincia, la lista Maroni ha incassato più consensi del partito padano. Ed è stata decisiva per permettere la vittoria dell'ex ministro. Qual è l'osservazione fatta da Bobo e dal Cavaliere? La riassumiamo brutalmente: una quota di cittadini non scelgono la sinistra ma non sono più disposti a barrare i simboli del Carroccio e del Pdl. Da qui la domanda: come fare per tenerli nel contenitore dei cosiddetti moderati, strappandoli all'astensione? La risposta potrebbe essere una formazione civica, preferibilmente con volti nuovi e credibili. Maroni ci sta pensando seriamente, tanto che in Lombardia s'è iscritto al gruppo che porta il suo nome e non a quello del Carroccio. Una riedizione della sua lista civica potrebbe correre alle amministrative di maggio, in cui andranno alle urne centinaia di Comuni. Nel Nord, tra gli altri, sceglieranno il sindaco Brescia, Vicenza, Treviso, Lodi, San Donà di Piave, Udine. Non è da escludere che, se il modello  delle liste civiche confermerà la sua efficacia, non venga riproposto su scala nazionale alla prima occasione. Magari al posto dei partiti tradizionali di centrodestra, Lega compresa. Sono ragionamenti che Maroni ha ben presente, anche se in queste ore sta limando i dettagli per la sua giunta regionale: 14 assessori più due sottosegretari, equamente suddivisi tra uomini e donne, nessuna vecchia conoscenza degli esecutivi Formigoni e possibilmente senza grane giudiziarie. Però lo scenario di una nuova formazione politica è concreto e sta bollendo in pentola da tempo. Non a caso da settimane Umberto Bossi s'è attaccato al telefono contattando parecchi colonnelli. Il Senatur ha detto sostanzialmente due cose. La prima: se la Lega dovesse far spazio a una lista civica dovrà esserci per forza un congresso per confermare o bocciare l'ipotesi. La seconda: se il Carroccio verrà pensionato, lui è pronto a lasciare il partito. Il Senatur starebbe insistendo per organizzare un congresso a Pontida. Il 7 aprile. Quando Bobo ha già annunciato il tradizionale raduno per festeggiare il successo in Lombardia. Umberto vorrebbe che, anziché i delegati, siano i duri e puri del pratone a scegliere per acclamazione il nuovo leader. Bossi è convinto che la base sia pronta a fare il suo nome, ma è uno scenario che in via Bellerio liquidano con grande scetticismo. Si parla anche di una telefonata notturna che Umberto avrebbe fatto a Maroni per intimargli di lasciare il comando.  Quello che è certo è che domani ci sarà il consiglio federale in cui Bobo presenterà le dimissioni da segretario, così come aveva promesso da tempo. Scontato che i colonnelli gli dicano no, obbligandolo a restare al timone. Una soluzione che non entusiasma Maroni, ma che di fatto rischia di essere l'unica strada percorribile. Soprattutto se continuerà la situazione di stallo in quel di Roma. In via Bellerio vogliono evitare un congresso nel bel mezzo di un'eventuale campagna elettorale. Il tutto senza dimenticare un'altra grana come quella veneta, dopo i dissidi tra il leader regionale Flavio Tosi e il governatore Luca Zaia. I due sono ai ferri corti e domani il consiglio federale proverà a mettere pace. Di certo, tra gli sponsor di un nuovo soggetto politico d'ispirazione civica c'è proprio il sindaco di Verona. Non solo perché una formazione che porta il suo nome (osteggiata dall'allora leader Bossi) è stata fondamentale per permettergli la vittoria alle Comunali senza l'appoggio del Pdl. Tosi crede davvero che la Lega debba essere pensionata, tanto che alla vigilia delle Politiche ne aveva parlato chiaramente: «Il Carroccio si deve evolvere» aveva detto il sindaco. «L'importante è il fine, non lo strumento con cui lo si realizza». Tanto che Maroni, interrogato sulle parole del capo della Liga Veneta, aveva aperto pubblicamente: «Bisogna sempre guardare avanti, al futuro».   Di fatto, il primo cittadino scaligero immagina «un contenitore che aggrega chi la pensa in modo simile su cose che riteniamo fondamentali per uscire dalla crisi». Un disegno che non convince tutto il Carroccio ma che di fatto interessa pure a Berlusconi, impaziente di ravvivare il suo Pdl. Come si chiamerà la lista civica in salsa padana? Ancora «lista Maroni» oppure «Prima il Nord», riprendendo lo slogan del Carroccio targato Bobo? C'è da ricordare che mesi fa proprio il Cavaliere immaginava una lista civica nazionale da affiancare al Pdl. Nome: «Forza Silvio». Il progetto sfumò: i sondaggi sconsigliavano di creare troppi partiti e il governo Monti si dimise mettendo fretta al Cav, che non aveva più tempo per realizzare il disegno. I contatti via Bellerio-Arcore non si sono limitati alle chiacchiere sulla lista civica ma hanno riguardato pure Roma. Per disinnescare i grillini, ragionano alcuni autorevoli colonnelli padani, a Berlusconi converrebbe fare un governissimo col centrosinistra. Non per tirare avanti pochi anni, altrimenti il Movimento 5 stelle rischierebbe di fare il pienone alle elezioni anticipate. Servirebbe un esecutivo robusto, capace di vivere per l'intera legislatura, così da incappare nell'auspicato periodo di ripresa economica e far scemare la rabbia anti-Casta. Maroni sa che la palla è nel campo di Berlusconi e sorride: «Io penso alla Lombardia e all'euroregione». Dietro le quinte, pensa anche a un nuovo Carroccio. Con Bossi pronto a strappare e il Veneto che ribolle.  

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