Processo Mediaset, Berlusconi verso la condanna: perché i pm hanno fretta
Una "condanna certa" per Silvio Berlusconi. A sostenerlo è Niccolò Ghedini, avvocato difensore del Cavaliere nel processo sui diritti tv Mediaset, secondo cui i giudici della seconda sezione penale della Corte d'Appello di Milano condanneranno l'ex premier. E se così sarà, il leader del Pdl arriverà alle prossime elezioni che potrebbero essere programmate già il prossimo giugno con una condanna quasi definitiva. Una mazzata politica, oltre che giudiziaria. Corsa contro il tempo - Oltre all'esito del processo, la questione riguarda i tempi della sentenza. E la battaglia sul legittimo impedimento di Berlusconi, ricoverato per una congiuntivite al San Raffaele, tra difesa e accusa naturalmente è legata proprio a questo punto. "Una ricusazione ci farebbe rallentare e noi non vogliamo, vogliamo solo andare in Cassazione dove speriamo in una assoluzione", ha concluso Ghedini. Già, ma quando? In Appello sarà questione di settimane. La sentenza dovrebbe arrivare entro la fine di marzo, forse già il 23, giorno della grande manifestazione di piazza a Roma contro la giustizia politicizzata indetta dal Pdl. Tempi da record, in ogni caso, visto che la condanna di primo grado a 4 anni di carcere è stata pronunciata il 26 ottobre 2012 e la prima udienza in Appello sia stata fissata il 18 gennaio scorso. "Nella mia lunga carriera non ho mai avuto una fissazione così celere neanche nei processi con detenuti o quando incombeva la prescrizione", ha commentato ancora Ghedini, ricordando che oggi "è sabato e siamo in un tribunale deserto" nonostante la prescrizione intervenga solo a luglio 2014. "Crocifisso un innocente" - Il 23 aprile prossimo, tra l'altro, la Corte Costituzionale si pronuncerà sul confillo di attribuzione sul legittimo impedimento sollevato dalla difesa, mentre tra poche settimane dovrebbero arrivare le motivazioni della Cassazione sul processo Mediatrade in cui Berlusconi è stato prosciolto. Movitazioni che potrebbero influire e non poco anche sul processo sui diritti tv collegato a quello Mediatrade. Eppure, la Corte vuole arrivare a sentenza nel più breve tempo possibile. Tempi brevissimi frutto per sgomberare il campo da ogni dubbio, sostengono i fiduciosi. Trappolone politico, sostiene invece il Pdl. L'onorevole azzurra Micaela Biancofiore, per esempio, parla di Berlusconi come un "innocente crocifisso", mentre Anna Maria Bernini vede giudica la visita fiscale disposta dai giudici al San Raffaele, per valutare le reali condizioni del Cav, come una "umiliazione per 9 milioni di elettori". In ogni caso, saremmo davanti a un "accanimento persecutorio e tenaglia", perché oltre al processo Mediaset c'è quello più pruriginoso (ma forse meno pesante giudiziariamente) sul caso Ruby, con il pm Ilda Boccassini scatenato. I dubbi di Silvio - Nel centrodestra sono tutti con Silvio, almeno a parole. La verità, che Berlusconi ha fatto emergere anche con i suoi fedelissimi, è però che il Cavaliere teme la fronda interna e i possibili inciuci. "Sono accerchiato e loro non mi difendono abbastanza", aveva tuonato, amareggiato, dopo la notizia delle indagini su De Gregorio, Razzi e Scilipoti. Chi sono "loro"? Alcune frange del Pdl, che potrebbero vedere in un Berlusconi fuori dai giochi la possibilità di ridisegnare gli scenari politici del centrodestra, magari dicendo addio al Pdl e unendosi ai moderati montiani. Tentazioni già emerse lo scorso novembre, quando Berlusconi non era ancora tornato ufficialmente alla guida della coalizione e quando tutto sembrava possibile.