Il paradosso del Cav: l'uomo più spiato al mondo viene punito come spia
Sono decine le intercettazioni di Berlusconi pubblicate contro la legge, ma la vittima di tante violazioni finisce per essere il primo condannato
di Filippo Facci Forse, a proposito di segreto istruttorio, si potrebbe ricordare che la notizia del rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi - nell'autunno scorso - era online sul Corriere della Sera prima ancora che il relativo provvedimento giungesse sul tavolo del pm Maurizio Romanelli e del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Oppure, siccome viene sempre riportato che l'intercettazione Fassino-Consorte fu pubblicata quando non era ancora stata trascritta né depositata agli atti, si potrebbe ricordare che è esattamente quello che è successo in settembre con l'intercettazione Lavitola-Berlusconi, quella dove quest'ultimo suggeriva che il primo, non ancora indagato, se ne restasse tranquillo fuori dall'Italia. Però, allora, nessun gip promosse un'indagine perché la pubblicazione «avrebbe leso l'immagine di Silvio Berlusconi», come pure è stato stabilito per il buon Piero Fassino. Indagini del genere sono rarissime, e, se anche ci sono, non arrivano a giudizio praticamente mai. (...) La condanna di Silvio Berlusconi nel caso Unipol per la telefonata Fassino-Consorte, come spiega Filippo Facci su Libero di venerdì 8 marzo, delinea un clamoroso paradosso giudiziario: il Cavaliere, l'uomo più spiato al mondo, viene punito come spia. Sono decine, infatti, le intercettazioni di Berlusconi pubblicate contro la legge, ma la vittima di tante violazioni finisce per essere il primo condannato. Leggi il commento di Filippo Facci su Libero di venerdì 8 marzo