Cav sornione sta alla finestra:guarda Bersani mentre s'uccide
Berlusconi tranquillo: "Gli avevamo offerto una via d'uscita, ma ha preferito seguire la sinistra massimalista". Tonra la congiuntivite: rinuncia a 'Porta a Porta'
di Salvatore Dama Silvio Berlusconi rimane ad Arcore. Ad attendere la sentenza del processo Unipol, la prima delle tre che arriveranno nel giro di qualche settimana. Le altre due sono l'appello sui diritti Mediaset e il caso Ruby. In serata il Cavaliere non sarà ospite a Porta a Porta. Soffre ancora di congiuntivite e il suo medico personale, il professor Alberto Zangrillo, ha consigliato di evitare gli studi televisivi. Troppe luci. Salta dunque l'opportunità per fare un po' il punto sulla linea che Berlusconi ha deciso di tenere in questa fase di attesa che precede l'apertura della nuova legislatura e l'avvio delle consultazioni per la formazione del governo. Una linea che doveva essere ratificata domani dall'ufficio di presidenza del Popolo della Libertà. Ma è possibile che salti anche questo appuntamento a causa dell'indisposizione del leader. Ieri intanto la direzione del Partito democratico ha approvato la strategia di Pier Luigi Bersani. Il segretario del Pd ha respinto la mano tesa dall'ex premier in questi giorni. Con un definitivo «mai accordi con Berlusconi». Una pregiudiziale che Silvio ha accolto con una scrollata di spalle: «Avevamo offerto a Bersani una via d'uscita per formare un governo di responsabilità nazionale. Ma quello ha deciso di farsi dettare la linea della sinistra massimalista. Il risultato», ha tagliato corto il leader del Popolo della libertà, «è che si andrà a schiantare». Sempre ammesso che «Napolitano decida di affidare a lui l'incarico». Perché dalle informazioni che arrivano ad Arcore, questa evenienza «non è affatto scontata». Oltretutto il Cavaliere è infastidito dal fatto che Bersani, per sedurre i grillini, abbia inserito nei suoi otto punti anche misure chiaramente antiberlusconiane come il conflitto di interessi. Ma tant'è. Anche se dovessero fare un accordo Pd e grillini («Ma non ci riusciranno»), il Pdl ha «la forza parlamentare per assesiare una maggioranza del genere». Non passerà nulla che l'ex premier non voglia: ne è sicuro. Nel frattempo il Cavaliere non ha rinunciato all'idea della piazza. Anzi. Si farà, ma non in piazza San Giovanni. Alla fine gli azzurri hanno scelto Piazza del Popolo. Più facile da riempiere e senza la concorrenza in contemporanea del popolo viola. Il tema del corteo è stato ampliato, il Pdl manifesterà contro il Paese delle toghe politicizzate e delle tasse asfissianti. Mentre Berlusconi è alle prese con la congiuntivite, tocca ad Angelino Alfano replicare a Bersani: «Il Pd dimostra di non avere un'idea chiara su come guidare il Paese, rischia di portare l'Italia allo sfascio. Noi li invitiamo a riflettere perché così portano il Paese a sbattere. Non è questo il destino dell'Italia, non è questo che milioni di cittadini italiani hanno voluto dire con il loro voto». D'altronde, nota l'ex Guardasigilli, che il progetto bersaniano sia destinato al fallimento è intuibile anche dalle mosse del numero due della coalizione che ha la maggioranza alla Camera: Nichi Vendola ha deciso di tenersi stretta la poltrona di governatore della Puglia. «Decisione che risponde all'amara consapevolezza che il progetto di governo del Partito democratico non vedrà mai la luce. Se proprio Vendola, designato a ricoprire l'incarico di vicepremier al fianco di Bersani, decide di mantenere la carica in Puglia, resta soltanto da vedere lo svolgimento finale di un film già noto». Anche Mariastella Gelmini attacca il leader della sinistra accusandolo di «non comprendere l'esito elettorale». Il Pd «ha perso voti quando ha indugiato nell'antiberlusconismo e non ha dato risposta ai problemi concreti del Paese. Si è illuso credendo in un accordo con Grillo che ha respinto al mittente ogni disponibilità e siamo lontani da una soluzione». Il Pdl non resterà a guardare: «Daremo battaglia in Parlamento su abolizione dell'Imu sulla prima casa, riduzione del cuneo fiscale, riforma fiscale, quoziente familiare, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti». La deputata azzurra Michaela Biancofiore ironizza: «L'approvazione da parte della direzione del PD della proposta Bersani di un governo di minoranza concentrato su otto punti, è l'estrema unzione al partito di Bersani, già più volte suicidatosi». Fabrizio Cicchitto prende atto della decisione di Bersani che chiude la porta al dialogo con il Pdl: per il segretario democratico «l'unica realtà politica affidabile è quella costituita da Grillo e dal suo movimento. Evidentemente egli fa questa scelta perché ha sicuri affidamenti dal Movimento 5 stelle che voterà la fiducia al suo governo». Ma se così non fosse, «qualora questa previsione fosse fondata come quella che gli assicurava la vittoria alle recenti elezioni, allora», conclude il presidente dei deputati del Pdl, «ciò vorrebbe dire che ad essere la quintessenza non solo della inaffidabilità ma anche di una desolante incapacità sarebbe proprio Bersani».