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Santoro, i nomi del governo Pd-Grillo: Rodotà premier, Strada, Gabanelli e Landini ministri

Il teletribuno distribuisce le carte: Rodotà premier, Landini al Welfare, Davigo alla Giustizia, Strada alla Sanità. E c'è pure la Gabanelli

Andrea Tempestini
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  Inconciliabili, Pd e Movimento 5 Stelle. Ad apertura corrisponde insulto. Lo smacchiatore per finta fa un passo in avanti e Beppe Grillo gli risponde a male parole. Bersani ci prova e Beppe lo sbertuccia. Gianroberto "guru" Casaleggio, fluttuando nella stratosfera del web, guarda e ride. Sornione, anche il Cavaliere se la ride un po' mentre guarda la dissoluzione dei democratici. E' un casino, insomma. Così qualcuno prova a trovare la quadra. Chi, Giorgio Napolitano? No, un personaggio con un ego molto più "pronunciato": Michele Santoro. Il teletribuno lancia l'esecutivo di Servizio Pubblico. E non scherza. Sul sito della trasmissione lo chiama "Un governo da approvare". Santoro distribusce le carte e spiega che questo governo potrebbe essere sostenuto sia dal Parito Democratico, sia dal Movimento 5 Stelle. Rodotà premier - Il teletribuno si rivolge al dittatore Beppe: "Grillo, hai tante idee per cambiare il Paese. Sediamoci attorno a un tavolo. Scegliamo insieme i ministri, tra le persone più competenti del nostro paese. Come direbbe Grillo, sarebbe meraviglioso! Meraviglioso". Una performance che ondeggia pericolosamente tra il grottesco e il delirio di onnipotenza. Poi però vai a leggere i nomi di questo governissimo "made in Santoro" - nomi anticipati dall'agenzia AdnKronos -, e ti rendi conto che il piatto tende senza dubbio alcuno verso il "grottesco". Già, Michele assegna ogni dicastero all'illuminato di turno. Partiamo dal vertice. Il presidente del Consiglio? Stefano Rodotà. Un nome che si è fatto anche nelle ultime ore, il "freschissimo" giurista (classe 1993) ex Partito Comunista e poi ex Pds. Un inizio col botto. L'ombra dell'Ingegnere - Agli Interni il teletribuno ci piazza uno dei nomi di maggior prestigio, uno dei nomi più nobili del governo tecnico uscente: Anna Maria Cancellieri. Poi ricomincia la farsa. Alla Sanità ci mette il fondatore di Emergency, Gino Strada, più a sinistra della sinistra, amato da girotondini, terzomondisti, da Lella Costa (che per fortuna non è nella squadra di governo), dai cattocomunisti e da Fabio Fazio, suo grande amico (un paio di volte all'anno ci tocca l'intervista inginocchiata). Santoro alla Cultura ci mette Salvatore Settis, archeologo ed ex direttore della Normale di Pisa. Quindi la prima spruzzata di "debenedettismo": alla Difesa il militare e comandante della missione italiana in Kosovo dal 2002 al 2003, Fabio Mini. Debenedettismo perché? Semplice: scrive su Repubblica e L'Espresso (e pure su Limes). Turco-Gabanelli - Prosegue la rassegna. Passiamo alla Farnesina, su cui sventola bandiera rossa: Michele assegna il dicastero a Laura Boldrini, ex portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, una candidatura nel partito di Nichi Vendola (anzi, candidatura blindata: non partecipò nemmeno alle primarie) e un blog. Dove? Ovviamente su Repubblica. Ma è all'Istruzione che il teletribuno piazza uno dei nomi più esplosivi. Squilli di trombe, rullo di tamburi: la nuova Livia Turco è Milena Gabanelli, la giornalista vicina alla sinistra, a cui viene assegnato il dicastero - supponiamo - per le inchieste sulla sanità trasmesse da Report (oppure per la somiglianza - in prospettiva, sia chiaro - proprio con Livia Turco). "Evviva il comunismo..." - Dopo la bandiera rossa, folkloristica ma non in grado di offendere, il governissimo di Santoro passa all'attacco brandendo falce e martello: al Welfare c'è Maurizio Landini. Un comunista. Si ipotizza che il primo punto del suo programma sia l'abolizione della proprietà privata. Secondo punto, l'esproprio proletario: così, il Landini, ridistribuirà la ricchezza (e si occuperà di Welfare). E via con le Politiche Agricole, dove troneggia mister "slow food", il radicalchicchissimo Carlo Petrini, l'uomo del "chilometro zero" che fa battere forte il cuore a Beppe Grillo. Poi l'Ambiente, presieduto da Katia Bastioli, scienziata di fama internazionale. Manette e Friedman - La deriva sinistra dell'esecutivo santoriano si arricchisce anche di Fabrizio Barca allo Sviluppo Economico. Il Barca, per chi non se lo ricordasse, è l'ex ministro all'Istruzione del governo tecnico, il ministro - a ragion veduta - considerato più a sinistra nel novero dei "servitori" del professor Mario Monti. Ma Santoro è un furbo. Così per darsi una mano di imparzialità, al pesantissimo dicastero dell'Economia, mette il liberal Luigi Zingales, il  giustiziere di Oscar Giannino, lo stimatissimo professore di Chicago che sul comodino non ha il santino di Che Guevara ma quello di Milton Friedman. Peccato però che la mano di imparzialità venga ricoperta alla velocità della luce con quella di giustizialismo: il Guardasigilli di Michele (forse è stato imbeccato da Manetta Travaglio?) è Piercamillo Davigo, anima del pool di Milano che scardinò la politica ai tempi di Mani Pulite. Chiude la rassegna il ministero delle Pari Opportunità, a capo c'è Irene Tinagli, la moretta economista che, candidata con Monti, è stata eletta in Parlametno. Et voilà, il governo di Santoro è servito: un po' di manette, un po' di Repubblica, un po' di Monti, molti comunisti e diversi minuti di risate.  

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