Berlusconi vuole tornare al voto. Per vincere
Berlusconi vara l'operazione "mangia Monti". Ma c'è un'incognita: il nuovo presidente della Repubblica, che potrebbe tendere a sinistra...
Inizialmente fu mano tesa. Un gesto di responsabilità, da parte di Silvio Berlusconi, pronto anche alle larghe intese con il Pd per cercare di tenere la barra dritta in un Paese in crisi e spaccato dall'esito del voto. Ma i democratici piuttosto che dialogare con il "nemico" cercano l'intesa con Beppe Grillo. Il risultato? Solo insulti e una gran perdita di tempo, mentre il Belpaese procede spedito verso il baratro politico-finanziario. Così il Cavaliere è uscito dall'angolo. Venerdì 1 marzo ha cambiato linea: "Riforma elettorale e poi subito al voto". Il punto è che il leader del Pdl ha un piano. E ha fatto i suoi calcoli. "Mangiarsi Monti" - Berlusconi infatti è convinto, anzi sicuro - e i sondaggi che circolano tra gli azzurri rafforzano le sue sicurezze - che qualora si tornasse subito alle urne avrebbe altissime possibilità di vittoria. Il ragionamento: "Grillo si mangerebbe il Partito Democratico. Ma noi ci mangeremmo Monti". E così, grazie ai voti racimolati dagli altri partiti nella coalizione di centrodestra, il Cavaliere e il Pdl riuscirebbero a spuntarla sul Movimento 5 Stelle. Da parte di Berlusconi è partita l'operazione: "Mangiarsi Monti". Incognita quirinalizia - La situazione politica è paradossale, incerta e incredibile. E a paradosso si aggiunge paradosso, si aggiungono sfumature che, però, giocano contro Berlusconi. L'incognita più grande è quella relativa al Quirinale. Il punto è che la sinistra non ha i numeri per creare un governo, ma - d'intesa con Monti e i "centrini" - avrebbe la forza per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Il Pdl lo ha ben presente, e teme un "trappolone", ossia l'elezione al Colle di un nome particolarmente ostile agli azzurri. "Il rischio c'è - ha spiegato l'ex ministro Raffaele Fitto -. Sarebbe una furbizia che avrebbe il sapore di un grave sgarbo politico". Berlusconi, insomma, sente l'odore dell'impresa, di una rimonta che sarebbe definitvamente compiuta con una vittoria alla prossima possibile tornata elettorale. Ma il nuovo presidente della Repubblica potrebbe impedirgli di chiudere il cerchio. Il semestre bianco - C'è poi un altro particolare che gravita sempre attorno all'orbita quirinalizia ed è parte della stessa questione. Un particolare ineludibile: alle elezioni non si potrebbe tornare subito, ora, ossia prima del termine del mandato di Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato si trova nel semestre bianco e non può sciogliere le Camere: un potere che avrebbe soltanto il suo successore. Le elezioni del presidente della Repubblica, dunque, non potrebbero slittare a dopo un nuovo eventuale voto. Ed è proprio per questo motivo che nel Pdl si fiuta l'odore del "trappolone". Infine l'ultimo paradosso di una situazione politica che farà storia: oggi è il Partito Democratico, più che il Pdl, ad avere un rapporto teso col Colle (abitato da Napolitano). Re Giorgio, infatti, si è dimostrato ostile all'ipotesi di un "governo di minoranza", ossia che si reggerebbe grazie a un appoggio esterno dei grillini, provvedimento per provvedimento (quello a cui ambisce Pier Luigi Bersani, per intendersi). E così, tra le file dei democrat, cresce l'insofferenza verso Napolitano, cui si piegarono ai tempi del varo del governo tecnico di Mario Monti, quando - si dicono convinti diversi esponenti di spicco del Pd - "se si fosse andati al voto avremmo vinto facile". Possibile. Anche perché se l'Italia fosse andata alle urne nel 2012, con buona probabilità, il Movimento 5 Stelle non avrebbe corso. Lo ha rivelato il "dissidente" Giovanni Favia: "Ricordo che a quei tempi Casaleggio diceva che se si fosse andati al voto il Movimento non avrebbe corso, perché aveva bisogno di altro tempo".