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Bersani: "Governo di cambiamento". Alleanze: più Grillo che Berlusconi

Giulio Bucchi
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"No al governissimo". Insomma, più Grillo che Berlusconi. Pierluigi Bersani parla per la prima volta pubblicamente dopo il flop delle elezioni politiche e, senza dirlo chiaramente, apre le porte a un possibile governo "allargato". con il Movimento 5 Stelle, certo, ma pure al Pdl. Peccato che un paio d'ore dopo arrivi il no convinto del segretario azzurro Angelino Alfano. "Siamo delusi" - "Non ci sfugge la drammaticità della situazione", è il primo messaggio lanciato dal segretario del Partito democratico, che parla del "distacco, disaffezione e rifiuto" che hanno portato al successo del Movimento 5 Stelle. "Ora ribadiamo la volontà di essere utili al nostro paese, abbiamo consegnato da queste elezioni la maggiore responsabilità. Siamo la coalizione maggioritaria per seggi e voti alla Camera e per seggi al Senato: il bicchiere va letto nei due lati, non siamo noi il problema, noi siamo stati un punto di tenuta. Certo, siamo delusi, non abbiamo vinto ma siamo arrivati primi quindi la prima parola tocca a noi". "Governo di cambiamento" - Messo in chiaro questo, Bersani pensa a un "governo di combattimento e cambiamento", non "di scopo" o "pro tempore". Chiaro, però, che i numeri parlano di una futura sofferenza dell'esecutivo. E quando snocciola i temi da eventuale premier, Bersani lancia l'amo a Grillo: "Riforma delle isituzioni, nuova legge sui partiti e sul finanziamento, fondi per la ricerca, impegno per una nuova politica europea del lavoro". E poi, a domanda diretta sulle possibili alleanze, diventa esplicito: "Legalità, moralità, sobrietà, pari condizioni del mercato, grandi temi sociali. Chi può rispondere positivamente a questi temi? Non so il Pdl, non so i 5 Stelle. Fin qui hanno detto sempre tutti a casa. Ora dicano cosa vogliono fare per questo paese". Al di là delle schermaglie dialettiche (e degli insulti, mai mancati nell'ultimo mese di campagna elettorale), dunque, Bersani chiama i 5 Stelle. Si attende la risposta. Ma nel frattempo, una replica è arrivata proprio dal Pdl: "Bersani ha svolto un discorso serio, da persona seria, consapevole della difficoltà della situazione, un discorso che interpella tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento e che hanno a cuore il futuro dell'Italia", è il commento dell'azzurro Sandro Bondi. Un'apertura presto smontata, come detto da Alfano. "Non lascio la barca Pd" - In tanti, a sinistra, hanno pensato che con Matteo Renzi vincitore delle primarie dello scorso dicembre la storia sarebbe stata diversa. E altrettanti hanno ipotizzato le dimissioni immediate del segretario Pd. "Non ci ho pensato, non sono uno che abbandona la nave, posso starci da capitano o da mozzo ma non l'abbandono", è la risposta tra il piccato e l'imbarazzato di Bersani, con un'espressione che su Twitter ha già scatenato il sarcasmo dei commentatori, in stile "Bersani nove settimane e un mozzo". In ogni caso, chiude l'abbacchiato Pierluigi, "non vorrei che con questo dibattito si oscurasse un dato più profondo, il problema va visto come tale, c'è una questione europea e un problema di impoverimento che la politica, non solo italiana, non riesce a gestire". E con quel problema, ora, Bersani vorrebbe andare al governo. Per quanti mesi, non si sa.    

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