Lo spread sale, ma Bersani tace
E adesso? Adesso che succede? L'Italia, il giorno dopo il voto, si è svegliata con questa domanda in testa. I mercati hanno reagito con un'impennata dello spread schizzato intorno a mezzogiono del "day after" a 334: una risposta che esprime tensione rispetto a una situazione politica di grande incertezza dove la parola che regna è "ingovernabilità". Berlusconi, di prima mattina, ha parlato alla telefonata di Maurizio Belpietro (guarda il video su Libero Tv). Un'intervista in cui ha chiuso la porta a Monti, mentre ha espresso un cauto possibilismo sul Partito Democratico: "Abbiamo bisogno di riflettere - spiega il Cavaliere -. Il punto centrale è il bene dell'Italia. Bisogna vedere su quali programmi si potrà confluire". Il silenzio preoccupante - E Bersani cosa fa? Cosa dice il più perdente dei vincitori? Inizialmente ha preso tempo ma poi il suo pensiero è stato espresso chiaramente dalla vicepresente dei democrats, Marina Sereni: "Non faremo governi con chi è responsabile del disastro in cui ci troviamo", ha detto nella mattinata di martedì 25 febbraio. La sinistra ha quindi scelto: aprirà a Grillo. Gli chiederà di lavorare insieme per dimezzare i parlamentari, cambiare la legge elettorale, mettere mano alla questione del conflitto d'interesse. Ammettiamo pure che il comico genovese risponda sì, ammettiamo pure che i due comincino a lavorare insieme su questi temi, ci si chiede quanto potrà durare quest'unione forzata considerato, come dire, il temperamento sanguigno di Grillo e tutte le promesse che ha fatto in campagna elettorale. Solo per dirne una: la sua proposta di un referendum per uscire dall'euro. Inevitabile quindi che i mercati siano sull'altalena e che lo spread sia schizzato verso l'alto: i mercati vogliono essere tranquillizzati, chiedono stabilità e la prospettiva di un accordo tra il segretario del Pd vincitore azzoppato e il comico a cinque Stelle non dà alcuna garanzia di governabilità.