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Berlusconi: no a grandi inteseMa con Bersani una legge elettoraleper fare fuori i 5 Stelle

Matteo Legnani
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Obiettivo centrato: nessuno potrà fare a meno di venire a patti con il Pdl. Silvio Berlusconi non nasconde la soddisfazione e ai suoi pochi ospiti riuniti ad Arcore ricorda la previsione fatta mesi or sono. Al Senato - questo il suo ragionamento - saremo determinanti, il Pd non avrà la maggioranza e dovrà bussare alla nostra porta. Porta che, viene spiegato, il Cavaliere è diponibile ad aprire per una collaborazione con Pierluigi Bersani ma solo sulle riforme, quelle istituzionali 'in primis' ma anche la legge elettorale e della giustizia. Per cambiare la Charta. Un no secco, invece, arriva a qualsiasi ipotesi di larghe intese o grande coalizione: non saremo certo noi, ha confidato ad alcuni interlocutori, a togliere le castagne dal fuoco al Pd.  L'ipotesi, della quale hanno parlato anche Roberto Formigoni e un ex Pdl come Albertini nei loro commenti a caldo sul voto, arebbe quella di andare in parlamento e lavorare Pdl e Pd assieme per cambiare la legge elettorale in cihiave anti-grillo. Poi, magari in autunno, far crollare tutto e ripresentarsi agli elettori dopo aver reso inoffensivo il Movimento 5 Stelle. Ma la soddisfazione dell'ex premier riguarda anche la situazione interna al Pdl: le elezioni hanno confermato che solo io posso guidare i moderati, l'avesse capito prima Monti non avrebbe fatto questa figuraccia.   Tutte le mie previsioni, avrebbe ancora insistito il Cavaliere, si sono avverate e noi saremo ancora al centro dei giochi. Monti si è messo all'angolo da solo, si è reso assolutamemnte indeterminante. Non solo: per Berlusconi la grande sconfitta è anche l'Europa, la sua politica del rigore. L'analisi infatti è la seguente: il Pdl recupera in modo straordinario, come si affretta a sottolineare anche in sala stampa il segretario Alfano, e vincono i grillini, quindi vuol dire che gli italiani sono stufi dell'egemonia tedesca e dell'Europa del rigore. Quanto al risultato della Lega, Berlusconi non si aspettava un calo del genere, ma da un certo punto di vista la perdita di consensi del Carroccio - fatta eccezione per Lombardia e Veneto - fa gioco al Pdl, che non dovrà più sottostare ai diktat leghisti. Già nel pomeriggio Berlusconi è stato in contatto diretto via telefono con il quartier generale di via dell'Umiltà, ha sentito Alfano - stabilendo la linea delle dichiarazioni - e più volte Verdini. A villa San Martino poche auto. Quella di Marina, quella di Piersilvio, quella di Alfredo Messina, il coordinatore delle questioni legali delle società di famiglia, Pasquale Cannatelli, amministratore delegato di Fininvest, Nicolò Ghedini, l'ormai storico avvocato. Mi avevano dato per morto, ora devono fare i conti con me, devono venire a bussare alla mia porta, 'gongolà l'ex premier, che 'rimproverà al Pd di non aver voluto la riforma presidenzialista: ora i grillini non ci sarebbero, avrebbe spiegato ai suoi interlocutori. Ed è proprio sul terreno delle riforme che il Cavaliere, come del resto dichiarato ufficialmente in campagna elettorale, si dice pronto al confronto con il Pd: un patto per cambiare la Carta e rendere 'inoffensivò il Movimento 5 stelle. Certo, viene spiegato, resta il timore che Bersani possa aprire a Grillo, che si possa raggiungere un accordo. Ma per il momento la 'sfidà berlusconiana a Bersani è di provare a fare il governo, nessuna stampella però dal Pdl. No a larghe intese, no a governi a tempo per tornare al voto, anche se si fanno i nomi di Giuliano Amato, Franco Marini e Gianni Letta qualora il Pd decidesse seriamente di collaborare sulle riforme. Gli italiani si sono espressi, è la linea berlusconiana, e non si può riportarli subito alle urne. Per ora la linea ufficiale è affidata ad Alfano, ma il Cavaliere sarà ospite domani mattina della Telefonata di Belpietro e non è escluso che possa fare una 'apparizionè in qualche collegamento tv già nella tarda serata di oggi, magari nel salotto di Vespa.

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