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Pensioni, il piano del Pdl per alzare le minime

Brunetta e Berlusconi

Renato Brunetta spiega come si troveranno i fondi per il ritocco agli assegni: "Il costo dell'operazione? Due miliardi di euro. Come nel 2001"

Andrea Tempestini
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L'ultima bomba del Cav, prima del silenzio elettorale, è stata quella sulle pensioni: "Alzeremo le minime", ha spiegato Silvio Berlusconi. L'idea è ritoccare la "minima", percepita da oltre 1.170.000 pensionati italiani. In caso di vittoria, il Pdl ritoccherà l'importo della pensione alzandolo a 800 euro mensili. Si tratta di una sorta di "aggiornamento" del "Contratto con gli italiani": nel 2001, la Casa delle Libertà, si impegnava dal primo gennaio 2012 a portare le minime da 392 a 516 euro (e lo fece). Le spese - Quanto costa il nuovo ritocco delle pensioni lo spiega l'ex ministro Renato Brunetta: "Non un centesimo di più rispetto all'aumento del 2001", per inciso l'ultimo, quando furono spesi 2 miliardi di euro. Brunetta spiega che rispetto a dodici anni fa la platea dei soggetti interessati dal provvedimento si è assottigliata, e che la copertura verrà trovata all'interno del programma di riduzione della pressione fiscale con cui il Pdl vuole assegnare a famiglie e imprese 16 miliardi nell'arco di cinque anni. "Atto di giustizia sociale" - Secondo gli azzurri il ritocco alle pensioni risponde all'esigenza di colmare un vuoto che è durato dieci anni, durante i quali gli importi degli assegni previdenziali non hanno seguito l'inflazione. Senza tenere conto delle difficoltà sul lungo periodo che ha comportato agli italiani il passaggio all'euro (all'epoca del primo ritocco, nel 2001, la moneta unica era appena arrivata). Brunetta spiega: "Noi vogliamo restituire ai pensionati quanto hanno perso nel decennio a causa dell'inflazione e dell'euro. Prevedre che nessun pensionato in Italia abbia un reddito inferiore a 800 euro al mese è un atto di giustizia sociale e di continuità rispetto al nostro impegno", ha concluso l'ex ministro.

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