Grillo inciucia con Prodi: incontro segreto con Casaleggio
di Marco Gorra Che Romano Prodi sia un tantino superstizioso non è questa grossa novità, e pertanto non stupisce che ieri si sia prodotto nel più tradizionale degli scongiuri: «Io favorito nella corsa al Quirinale? I bookmaker sbagliano sempre...», si è schermito l'ex presidente del Consiglio coi giornalisti. Quello che stupisce, semmai, è l'evoluzione del quadro che ha portato il professore emiliano a rispolverare il proprio lato apotropaico. Perché se è acclarato che il suo è uno dei nomi più ricorrenti nei vari toto-Quirinale che si rincorrono in questi giorni, meno lo è che il principale sponsor della sua candidatura - il Pd di Pier Luigi Bersani - stia ragionando su una convergenza inedita per assicurargli l'ascensore per il Colle: quella con i parlamentari che saranno eletti col Movimento cinque stelle di Beppe Grillo. Lo stesso Prodi, che in pubblico si nasconde, in privato al Quirinale e all'appoggio dei grillini ci pensa eccome. Tanto da averne discusso nei giorni scorsi con Gianroberto Casaleggio, lo stratega che sta dietro a ogni mossa di Beppe Grillo, in un incontro che avrebbe dovuto rimanere segreto. Il banco di prova dell'ormai celebre scouting annunciato dal candidato premier del centrosinistra nei confronti degli eletti grillini (e confermato da Massimo D'Alema, che ha sottolineato come costoro siano destinati ad essere «interlocutori preziosi» per il Pd) dovrà proprio essere quello della creazione di una maggioranza variabile per eleggere il prossimo presidente della Repubblica facendo a meno dei voti del centrodestra. Dando per scontata l'indisponibilità di Giorgio Napolitano al mandato bis (l'inquilino del Colle ieri ha gelato le avance di Monti e dei suoi ribadendo di «non ritenere sia ipotizzabile una riproposizione del suo nome per la Presidenza della Repubblica») e dando altrettanto per scontata la presentazione di un nome da parte berlusconiana a mo' di amo nello stagno, emerge chiaramente come l'autosufficienza quirinalizia vagheggiata da Bersani necessiti di una qualche forma di appoggio esterno. E l'unica porta dove bussare, a quel punto, diventa quella a cinque stelle. La congiuntura Il calendario gioca a favore di Bersani. Tra la proclamazione degli eletti e le votazioni per il Colle passerà un mese abbondante, con in mezzo il delicato passaggio della formazione della maggioranza e del governo. Fasi dalle quali i grillini si terranno orgogliosamente fuori, ovvio, ma che di certo consentiranno alla maggior parte di costoro di acclimatarsi agli usi e costumi del vituperato Palazzo. Ora di aprile, quando si apriranno i giochi per il Colle, grillini e politici veri saranno molto meno alieni gli uni per gli altri, e un modo almeno per iniziare a parlarsi sarà più agevole da trovare. Oltre alla tempistica, Bersani sa di poter puntare su un candidato che, nonostante possa sembrare paradossale, sul grillino medio un qualche fascino lo riesce ad esercitare. Certo, il fatto di bazzicare la politica da prima che buona parte degli eletti a cinque stelle fosse venuta al mondo non aiuta, ma a vantaggio di Prodi può giocare quell'allure impolitico che, nonostante i decenni trascorsi tra una stanza dei bottoni e l'altra, è riuscito a mantenersi addosso. Prodi - così si confida ragioni il grillino collettivo - è pur sempre uno che è stato fatto fuori per due volte dalle congiure della marcia casta dei partiti, almeno dal punto di vista formale non è un politico di professione (grossa clausola salva-coscienza), è sobrio e va in bicicletta con la tutina da nonno invece che con l'auto blu. Non uno dei nostri, ma uno ottimamente piazzato tra i meno peggio, insomma. Per i grillini, una scelta che avrebbe tutti requisiti del battesimo del fuoco nella nobile arte del compromesso politico al ribasso. Incontro segreto Raccontava - non smentito - il Messaggero di ieri che nei giorni scorsi Prodi in persona si è recato in visita da Gianroberto Casaleggio, personaggio decisivo per la definizione delle venture strategie parlamentari grilline. Su cosa si siano detti i due, ufficialmente non si nulla, ma da ciò che trapela si è discusso proprio del Quirinale, e l'incontro si sarebbe concluso con l'impegno di Casaleggio a valutare l'appoggio al Professore. Gli archivisti sventolano un precedente: un ritaglio di giornale dell'8 giugno del 2006. C'è scritto che un premier di nome Romano Prodi aveva ricevuto a palazzo Chigi un comico di nome Beppe Grillo, che stava iniziando a guadagnarsi un certo seguito nelle nuove vesti di agitatore politico del web. Grillo si presentò con un papello dal titolo «Le primarie dei cittadini», zeppo di proposte elaborate da quelli che sarebbero diventati i pionieri del Movimento cinque stelle. Prodi ascoltò, lesse e prese nota: «Che bel programma», disse alla fine, «sembra il nostro».