Monti vìola le sue stesse leggi:nasconde il reddito dei figli
Il Professore ha voluto fare il primo della classe imponendo l'obbligo di trasparenza anche per i parenti dei politici. Peccato che della sua prole non si sappia nulla...
Di Franco Bechis Da tecnico ha voluto fare il primo della classe. Mario Monti appena arrivato a palazzo Chigi ha voluto dare una lezione alla casta dei politici annunciando che avrebbe messo on line il proprio reddito e il proprio patrimonio mobiliare e immobiliare costringendo anche la moglie Elsa Antonioli a seguirlo. Sia pure un po' in extremis nel febbraio 2012 il tecnico Monti ha mantenuto la promessa. Poi però il professore si è trasformato. Come dice lui è “salito” in politica, ed è quindi passato dall'altra parte, a pieno titolo nella casta a cui dava lezioni. E ne ha preso subito i vizi. Così è Monti oggi ad avere bisogno di un nuovo tecnico bocconiano che lo prenda a schiaffi (morali). Perché quella trasparenza se l'è totalmente dimenticata. Ha continuato a farne una bandiera strumentale, e in piena campagna elettorale (giusto una settimana fa) il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo sulla corruzione che obbliga alla trasparenza assoluta tutti gli appartenenti alla pubblica amministrazione. Misure rigide proprio per i politici, che ora hanno l'obbligo di mettere on line non solo i propri redditi e patrimoni, ma anche quelli dei parenti fino al secondo grado. Una norma così severa che è stata criticata (addirittura bocciata in un parere non vincolante), dal Garante della privacy. Monti però non ha voluto sentire ragioni: critiche respinte, e norme sulla trasparenza approvate definitivamente. Regole severe, certo. Che valgono per tutti, ma vengono del tutto ignorate proprio da chi le ha firmate. Perché quella trasparenza il Monti politico se l'è ormai dimenticata. A pochi giorni dalla tornata elettorale del candidato premier del centrino all'italiana resta solo quella duplice dichiarazione inserita un anno fa sul sito internet della presidenza del Consiglio dei ministri, e non aggiornata con le variazioni patrimoniali e reddituali nel frattempo intervenute. Quasi la metà del parlamento uscente, e fra questi buona parte dei leader politici che oggi si ricandidano negli altri schieramenti, è oggi più trasparente di Monti, perché ha inserito a fianco del proprio nome sui siti Internet di Camera e Senato la dichiarazione dei redditi 2012 relativa all'anno precedente, allegando anche le variazioni dei beni mobili e immobili posseduti rispetto all'ultima dichiarazione resa pubblica. Lo ha fatto perfino Pierferdinando Casini, che appartiene allo stesso schieramento di Monti, raccontando per esteso ogni azione venduta o comprata alla borsa italiana e a quelle internazionali. Il suo candidato premier invece non ha fatto nemmeno la mossa, lasciando segreti sia i suoi redditi successivi al 2010 (è quella la sola dichiarazione resa pubblica l'anno scorso), sia gli eventuali cambiamenti intervenuti nel patrimonio di famiglia. Non solo: se Monti è arrivato ad obbligare tutti a svelare patrimoni e redditi dei parenti fino al secondo grado, a costo di litigare con il Garante della privacy, nel caso personale si è ben guardato dal rispettare per primo quelle norme. Non sono pubblici infatti redditi e patrimoni nemmeno dei suoi parenti di primo grado. I suoi figli non hanno infatti resa pubblica né la dichiarazione dei redditi, né la consistenza del loro patrimonio (esiguo o consistente che possa essere). Dati che sono oscuri anche per tutti i parenti di secondo grado. Appena diventato politico, Monti dunque si è comportato nel modo più classico e criticato della casta: ha stabilito regole durissime per tutti gli altri, ben guardandosi di dare per primo il buon esempio come aveva promesso di fare da premier tecnico. Eppure è assai più rilevante sotto il profilo della trasparenza e al momento della candidatura politica conoscere cosa sia accaduto al patrimonio familiare dei Monti mentre era presidente del Consiglio, piuttosto che conoscerne le fortune personali quando era semplice professore. Anche dalla dichiarazione dei redditi sarebbe evidente se le promesse fatte più di un anno fa sono state effettivamente rispettate (ad esempio quella di non percepire stipendio pubblico per il ruolo ricoperto). Ma ha interesse per tutti i cittadini chiamati al voto sapere cosa è accaduto dei conti correnti e delle gestioni patrimoniali di Monti che all'inizio dell'incarico risultavano affidati ai francesi della Bnp Paribas (sportelli di Milano), ai tedeschi della Deutsche Bank (sportelli di Milano) e agli olandesi della Ing (sportelli di Bruxelles). Prima di arrivare a palazzo Chigi e di varare leggi e provvedimenti che hanno ridotto non di poco il patrimonio degli italiani, Monti aveva titoli e liquidi per 1,3 milioni di euro presso la Bnp Paribas, per 1,3 milioni di euro presso la Deutsche Bank e per 127 mila euro presso la Ing. Quel patrimonio ha subito la stesa tosatura dei patrimoni degli altri cittadini? E' stato più garantito di altri? E cosa è accaduto ai risparmi della signora Elsa che dichiarava genericamente di possedere “fondi comuni, Etf, gestioni patrimoniali anche in azioni, a totale discrezione e senza coinvolgimento della dichiarante”? Mistero assoluto. Con il Monti politico la trasparenza è già finita.