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Debiti e voli low costI finiani con le tasche vuotesi tassano per tirare avanti

Il partito, assente alle elezioni 2008, è senza rimborsi elettorali e il patrimonio ex an è bloccato dalle dispute tra gli "eredi". I candidati mettono 50mila euro di tasca propria

Matteo Legnani
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  Per uno abituato ad avere tutto su un piatto d'argento da quando, nel lontano 1983, entrò per la prima volta a Montecitorio, non deve essere cosa facile. Tirare fuori di tasca propria i soldi per affittare una piazza in cui parlare, pagare un caffè, una cena pre-elettorale. Volare con compagnie low cost da una città all'altra dell'Italia. Fini e i suoi compari futuristi non hanno una lira: in quanto nuovo partito, assente alle ultime elezioni del 2008, non hanno ricevuto finanziamenti e i soldi che erano di An sono bloccati dalle dispute su chi debba intascarseli, dopo la diaspora che ha visto gli ex missini sparpagliarsi di qua e di là col passare degli anni.  Tanto vuote sono le casse di Futuro e libertà, che i candidati si sono dovuti "tassare" per 50mila euro a testa. E anche così, vista l'esiguità di coloro che hanno ragionevoli possibilità di essere eletti (una decina di deputati e 5 senatori, se Fli porterà a casa l'1,5-2% che gli attribuiscono i sondaggi), non è che di grana ne sia entarta in cassa poi tanta. Al punto che Italo Bocchino giura che le spese per la campagna elettorale ammonteranno "al massimo a 200mila euro". Spesi per qualche manifesto, uno spot, l'affitto di qualche ala in giro per l'Italia. C'è chi la prende bene, come Roberto Menia che dice che "ci fa tornare giovani. Sono tornato ad attaccarmi i manifesti da solo, aiutato dai volontari, faccio collette tra i militanti e tiro fuori soldi di tasca mia". Un'esperienza inebriante davvero per chi è abituato agli altri che pagano per loro.  

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