Pd, Bersani alla canna del gas: si affida a Renzi per non affondare
Il sindaco (ex) rottamatore tira la volata al segretario che l'ha battuto alle primarie: i dem finiscono in burla
La buttano sulla risata, per non piangere. Pierluigi Bersani si affida alla verve di Matteo Renzi per rilanciare un Partito democratico tramortito da sondaggi in picchiata e credibilità presa a martellate dallo scandalo Mps. E nella sua Firenze, il sindaco che fino al 31 dicembre picconava il segretario nella sfida delle primarie si impegna a tirargli la volata, nonostante i suoi "uomini" siano stati praticamente depennati dalle liste dei candidati. Bella riconoscenza, dirà qualcuno. Ma così va nel Pd, che fa buon viso a cattivissimo gioco e prova, appunto, a mostrare il sorrisone dei momenti migliori. Basta dare un'occhiata al sito ufficiale del partito, sempre in prima fila quando si tratta di burle e trovate kitsch. In home page, ecco allora una bella foto della strana coppia Bersani-Renzi con completo nero e occhiali da sole stile Blues Brothers. L'effetto, straniante, è quello di due iettatori. Guida Matteo - "Voglio dare il benvenuto al prossimo presidente del consiglio Peirluigi Bersani", è l'introduzione di un Renzi scoppiettante dal palco dell'Obi Hall, e neanche a farlo apposta sembra un po' una gufata. Il sindaco è in gran spolvero, quasi a prendersi una rivincita del tipo "tu mi hai fatto fuori ma ora ti salvo". Quasi emblematicamente, è stato proprio Renzi a guidare l'auto con cui i due sono arrivati al teatro fiorentino. "Ho incontrato Pierluigi poco fa in Palazzo Vecchio, nella sala dei sindaci, ed ho pensato di fargli firmare il libro d'onore - ha proseguito Renzi -, ma poi ho detto no, lo firmerai quando verrai a Firenze da presidente del consiglio. Ti verremo a cercare, abbiamo una certa esperienza nell'andare a scovare i presidenti del consiglio anche in sedi non istituzionali", scherza un po' polemicamente ricordando la sua visita a Berlusconi ad Arcore, che tante critiche gli procurò da sinistra. E finchè c'è lui sul palco, il Pd va avanti a battutine. Tipo quella su Fini alleato di Monti, "che non è quello dei tortellini, ma quello che con Le Pen andava in visita da Saddam Hussein", o su Berlusconi che "può ingaggiare Balotelli, anche se ingaggiasse il mago Silvan non servirebbe a far sparire le cose che abbiamo visto in questi anni". Poi Renzi assicura: "Il Pd è tutti, non delle correnti. Dobbiamo dire con grande franchezza che l'Italia giusta ha bisogno di ognuno di noi. Noi oggi siamo qui per dire che Firenze vuole contribuire all'Italia giusta". La rabbia di Bersani - Poi tocca a Bersani, in maniche di camicia, rigorosamente arrotolate in Renzi-style. L'ironia toscana del sindaco lascia spazio a toni un po' più arrabbiati e corrucciati. "Attenzione alle sirene che dicono il Pd ha già vinto, è avanti. Non ci fa piacere. Qui vince chi arriva primo, sia chiaro che i voti son tutti utili, hanno tutti la stessa dignità. Ma se si vuole vincere sulla destra, c'è un solo voto, quello al Pd". A tener banco c'è il caso Monte dei Paschi e Pier lo sorvola con prudenza: "Stiamo chiedendo una commissione di inchiesta parlamentare sui derivati che devono essere messi assolutamente sotto regole, è ora che paghino la Tobin Tax", senza però entrare nel merito delle responsabilità del Pd. Il segretario s'infervora invece quando parla delle parole di Monti sul Partito democratico "nato nel 1921", proprio come quello comunista: "La battuta di oggi è stata veramente infelice, si può dir tutto ma non ferire un progetto come il nostro di cui non ha neanche la vaga idea". E sulla campagna elettorale dei suoi avversai Bersani s'indigna: "Siamo ancora o al festival delle promesse o all'attacco generico all'avversario senza che si riesca a mettere a tema il futuro del paese". E via alla strigliata per Monti e Berlusconi e i loro programmi taglia-tasse e pure a Beppe Grillo, che in Sicilia ha promesso 1.000 euro al mese a tutti i disoccupati per tre anni. "Favole invereconde - le ha bollate Bersani - e non degne di un Paese serio".