Il patto Silvio e Alfano per il Colle e non solo
Galvanizzato. Determinato. Ha rimesso in riga Fitto e i suoi ed è pronto a dare le carte sul Colle, con la libertà di dire "no" a Renzi. I fedelissimi di Silvio Berlusconi descrivono così il capo, al termine di una giornata in cui l'ex premier e i berlusconiani doc incassano il via libera all'emendamento Esposito grazie ai voti azzurri, primo risultato della strategia che ha come obiettivo quello di avere al Quirinale un presidente non ostile "per la prima volta dopo più di vent'anni", non si stanca di ripetere il Cavaliere. E se tutto dovesse filare liscio, è la considerazione fatta con i suoi, sarebbe un risultato storico: non solo Forza Italia è ormai determinante al Senato, Renzi non ha più la maggioranza sulle riforme e non può più fare a meno di noi, spiega ai deputati azzurri riuniti a palazzo Grazioli dopo il nuovo incontro con Angelino Alfano e le rispettive delegazioni. Ma se restiamo uniti e non commettiamo errori, al prossimo giro torniamo a vincere. Sì, perchè è di questo che Berlusconi e Alfano, sotto traccia, stanno discutendo, tanto più con la nuova legge elettorale. L'obiettivo è riunire il centrodestra - per ora senza Lega - sotto un unico listone. Anche se, poi, sul risultato finale i due hanno idee e progetti diversi: se l'ex premier non nasconde il desiderio di ottenere una piena riabilitazione politica (speravo che il governo cambiasse la Severino, ha confidato ai deputati, ma ciò che importa è la sentenza della Corte Ue, che mi darà ragione) e potersi candidare, per tornare ad essere il leader unico e indiscusso del centrodestra, in Ncd la pensano diversamente. Il listone unico, spiegano, è scontato visto l'Italicum, ma si può fare un patto federativo senza però rinunciare alle proprie soggettività. Insomma, è fuori discussione, spiega un'autorevole fonte alfaniana, che Ncd e FI tornino insieme nello stesso partito. Ma è prematuro parlarne, frenano alcuni big azzurri. Lo stesso Berlusconi, con i deputati, non va oltre al tradizionale "dobbiamo riunire i moderati, è la mia stella polare". L'incontro - Nella riunione con Alfano, Berlusconi ha riferito dell'incontro con il premier, assicurando ai presenti che Renzi non gli ha fatto alcun nome per il Colle né tantomeno ne ha fatti lui al leader Pd. Un incontro, oggi, più a favore di telecamere e taccuini che di sostanza, viene spiegato da ambo le parti, servito per avviare un coordinamento tra i gruppi FI e Ap (da qui la presenza dei rispettivi capigruppo). Berlusconi ed Alfano, però, non escludono di proporre dei nomi a Renzi, in sede di consultazione, come contromossa qualora il premier dovesse avanzare candidature non gradite (come ad esempio attuali ministri). Il da farsi nel dettaglio sarà valutato in una nuova riunione la prossima settimana, alla vigilia delle prime votazioni sul Quirinale. Berlusconi, dal canto suo, ha garantito 150 voti, e si è detto certo che Fitto non farà problemi sul Quirinale. Per i primi scrutini, gli azzurri dovrebbero votare Antonio Martino, candidato di bandiera, mentre l'orientamento di Ap è di votare scheda bianca. Ma è con i frondisti fittiani che Berlusconi deve vedersela. Il cavaliere, alle critiche e perplessità avanzate da Capezzone, Latronico, Romano e Distaso nella riunione del gruppo, replica piccato, non nascondendo l'irritazione per dei distinguo che, confessa, fatica a comprendere e che, in ogni caso, non lo convinceranno mai. Perchè, ribadisce, l'obiettivo di avere un Capo dello Stato non ostile, finalmente non un nemico» ha la priorità su tutto. E comunque, garantisce agli azzurri, una volta ottenuto il risultato del Colle, votate la legge elettorale e le riforme, torneremo a fare opposizione, non siamo la stampella di nessuno. Ma certo, il tema di un possibile ingresso nella maggioranza aleggia, Paolo Romani non lo esclude e lo stesso Berlusconi, nel delineare scenari futuri, spiega che Renzi è in caduta libera nei sondaggi, e vista la situazione economica non risalirà a breve. Quindi, Forza Italia diventerà sempre più l'ago della bilancia. Tanto che c'è chi tra i berluscones parla apertamente di «golden share sul governo». Da qui la strigliata ai frondisti. Basta con le divisioni, ha insitito l'ex premier, replicando ai fittiani, perchè ci indeboliscono. Quindi, afferma categorico Berlusconi, o vi riallineate o andatevene. E quando Biasotti attacca Fitto - convitato di pietra alla riunione del gruppo - definendolo un «leaderino», Berlusconi rivela un sondaggio appena consegnatogli: "se Fitto si fa un partito suo non ha più dell'1% e qualche decimale". Ma Fitto non si da per vinto, riunisce nuovamente i parlamentari a lui vicini e promette battaglia: «Che amarerzza vedere l'obbedienza di Renzi a Belrusconi".