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Ingroia: Uso politico delle intercettazioni

Antonio Ingroia

Il magistrato in aspettativa e leader di Rivoluzione Civile lo ammette: "Le conversazioni spiate avevano un fine politico. Colpa della polizia"

Nicoletta Orlandi Posti
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  Finalmente lo ha ammesso. Antonio Ingroia, ora leader di Rivoluzione civile ha dato ragione a Silvio Berlusconi e al Pdl, che sul tema ha combattuto e combatte una lunga battaglia. "Si, è vero: è stato fatto un uso politico delle intercettazioni", ha detto l'ex procuratore aggiunto di Palermo a Omnibus, in onda su La7 aggiungendo. E poi: "Questo è stato l'effetto relativo, la causa è che non si è mai fatta pulizia nel mondo della politica". "Se ci fosse stata pulizia - ha spiegato Ingroia - non ci sarebbero state inchieste così clamorose e non ci sarebbe state intercettazioni utilizzate per uso politico". "The End" - Le dichiarazioni dell'ex pm sono state subito commentate da Daniele Capezzone, portavoce nazionale Pdl: "Quando Antonio Ingroia ammette l'uso politico delle intercettazioni, mette una pietra tombale sul suo lavoro, e 'confessa' il taglio politico della sua opera". "Oggi", ha aggiunto l'azzurro, "tutti comprendono l'animus con cui ha operato: se lo dice lui... Se fosse un film, saremmo al 'the end'. Ma non è un film: è la conferma di quello che ogni garantista e ogni persona di buon senso poteva vedere".  

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