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L'Europa si schiera contro Berlusconi. Ma gli fa un favore

Maria Giovanna Maglie

L'ultima ingerenza è del commissario Ue, Rehn: "Il Cav non rispettò gli impegni". E' falso. E questi attacchi portano voti...

Andrea Tempestini
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di Maria Giovanna Maglie Fanno una tale cagnara, entrano talmente volgarmente nella campagna elettorale italiana,  violano così pesantemente la presunta  indipendenza della Commissione europea, come ha fatto ieri il commissario europeo all'Economia, il tedesco Olli Rehn, che alla fine al Cav gli faranno un favore pure loro, gli irriducibili e verbosi antiberlusconiani d'Europa,  gente che vuole continuare ad avere mano libera ma lo fa senza  un po' di pudore.  Gli faranno un favore perché l'elettore non è mica scemo, e se l'Imu l'ha pagata per  anticipare la rata del fondo Salva Stati, se stare tanto peggio fa sentire tanto meglio alcuni Paesi, allora qualcosa di marcio c'è.  I burocrati europei si agitano per molte ragioni. Martin Schulz  è in attesa del posto di Barroso, Joseph Daul  è un capogruppo del Ppe così filotedesco che preferisce parlar tedesco che francese, e deve la sua carriera  finora proprio all'appoggio della Merkel; Franco Frattini, do you remember il fido Frattini, è pronto a tutto ma proprio a tutto per il posto di segretario della Nato, anche a scandalizzarsi per l'alleanza del Cav con la Lega, lui che con la Lega è stato indegnamente al governo a lungo,  Mario Mauro  vuole fare il partito popolare europeo sezione Italia ma il Cav è un ostacolo e giù pure lui che fino a ieri rappresentava il Pdl a dire che con la Lega proprio non si può. Aggiungete  a queste nobili ambizioni  che se finisce la politica atroce di austerità recessiva impostaci nell'ultimo anno magari ci salviamo dalla certezza di diventare in pochi anni ancora un Paese deindustrializzato, ridotto a turismo e beni culturali cadenti. Capirete così il nervosismo dei Rehn e compagni. C'è un gran da fare per accaparrarsi poltrone più comode all'Unione Europea, e l'Italia, diciamo, così è un problema. Meglio, per  chi decide la spartizione è un problema; c'è anche una grande preoccupazione per le performance che potremmo definire mosce del candidato premier italiano caro a Berlino, e dunque per il ruolo diciamo così egemone di Berlino nelle vicende finanziarie, economiche e politiche di quella che si vorrebbe continuare a trattare come una colonia. È per questo che ieri senza il minimo pretesto il commissario europeo all'Economia Olli Rehn ha accusato il Cavaliere di aver soffocato la crescita in Italia. «Tra agosto e novembre 2011 - ha sostenuto Rehn nel corso di un'audizione all'Europarlamento - il governo Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni presi in estate con l'Europa e in questo modo ha soffocato la crescita economica italiana». Quindi l'endorsement scontato ma pure stupefacente: «Questa situazione ha portato alla fine del governo Berlusconi e alla formazione del governo di Mario Monti che poi è riuscito a stabilizzare la situazione in Italia». Il copione è già visto, in autunno  del 2011 l'operazione di Bruxelles era stata pressoché identica. Oggi come allora l'Unione europea vorrebbe alla presidenza del Consiglio un tecnico che accetti i diktat europei. Berlusconi ha già fatto sapere che non accetterà le misure recessive dettate da Bruxelles e ispirate da Angela Merkel, per prima cosa, metterà mano alle politiche fiscali per riuscire ad abbassare le tasse ed  eliminare l'odiata imposta sulla prima abitazione. Naturalmente il commissario Ue si è dimenticato di dire che il governo Monti ha portato il tasso della pressione fiscale al cinquantasei per cento, ha fatto salire la disoccupazione oltre il dieci per cento, ha fatto precipitare la produzione industriale e i consumi. I funzionari alle dipendenze della Merkel fanno coscienziosamente il loro lavoro ma nell'ammuina di Bruxelles sarà bene ricordare l'agitarsi confuso degli italiani, tre dei quali provano sul serio, come nelle migliori storie di tradimento, a far fuori dal Ppe il Cav, a far scattare la gogna europea prima del voto, nella convinzione che questo danneggerebbe politicamente il Pdl.  Mario Mauro ha cominciato molto tempo fa, da capo della delegazione del pdl al gruppo del Ppe; Albertini lo ha evocato pubblicamente: «Non mi meraviglierei che a breve venga avviata una procedura di espulsione del Pdl dal Ppe». Frattini ha dichiarato, per esempio in una intervista ad Avvenire: «La macro-regione che ha in testa la Lega è una follia, una contraddizione insanabile con gli Stati Uniti d'Europa e con la visione del Ppe. Il Pdl da che parte sta? Berlusconi da che parte sta? Lo dica, perché presto il Ppe vorrà capire»..

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