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Berlusconi risponde a Passera: "Nessun pregiudizio, io resto in campo"

Lucia Esposito
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«Vedremo se è davvero capace di prendersi i voti, ma dubito. E se riuscirà a trovare i soldi, anche: di questi tempi.... Non ho pregiudizi nei confronti di nessuno, ma ha sbagliato chi pensava di mettermi fuorigioco». Per qualche mese non si sono parlati, se non attraverso gli ambasciatori. E' a Silvio Berlusconi però che Corrado Passera deve l'indicazione a ministro per lo Sviluppo economico del governo di Mario Monti, la sua “salita” in politica. Il Cavaliere ha sempre avuto in simpatia il manager nato a Como, pochi chilometri più a Nord di lui, nella provincia dove ha vissuto per tre anni da bambino, durante la guerra, e ne ha apprezzato particolarmente il lavoro a Poste Italiane. Forse è questa la ragione per cui, al di là di qualche schermaglia, l'ex premier non ha mai attaccato frontalmente il leader di Italia Unica, che si è sfilato per tempo dalla tragica avventura di Scelta Civica, a fine 2012. «Ci sarà il tempo di scegliere un candidato, ma prima dobbiamo ricostruire l'unità del centrodestra e io sono a buon punto: voglio riaprire un canale con l'Udc, l'ho già fatto con i Popolari di Mario Mauro, mi sento con la Lega, Fratelli d'Italia e pure un pezzo di Ncd...», aveva detto Berlusconi qualche giorno fa a due ospiti ricevuti ad Arcore. Quel giorno si era parlato di rinviare alla primavera prossima il dibattito sugli strumenti per individuare un nuovo eventuale leader della coalizione. Il rinvio è stato motivato anche dalla speranza, di cui hanno dato notizia molti dirigenti, che la Corte di giustizia europea possa restituire al fondatore di Fi la possibilità di candidarsi. «Passera vuole ricostruire il centrodestra? Di certo non lo può fare senza prima venire a parlarne con noi», frena un ex ministro. Sui rapporti tra il partito del Cavaliere e l'ex amministratore delegato di Intesa San Paolo, hanno pesato in passato i pregiudizi di Giulio Tremonti e oggi le perplessità di Renato Brunetta, che lo accusa di avere giocato un ruolo da protagonista nella «congiura» contro l'esecutivo del centrodestra nell'estate 2011. Ma non è detto che le «distanze» che vedono gli azzurri possano essere «superate». A preoccupare maggiormente l'ex premier, che resta chiuso ad Arcore e ieri ha passeggiato a lungo nel parco, non sono però gli assetti della sua coalizione, bensì la situazione economica del Paese. Ad accrescere la sua angoscia di fronte agli indicatori negativi sarebbero state le analisi di Fedele Confalonieri, uomo preposto alla cura delle sue aziende e consigliere ascoltato, che il Cavaliere ha ricevuto mercoledì sera. Il presidente di Mediaset, considerato il “capo delle colombe”, avrebbe preconizzato la necessità di una manovra aggiutiva del governo per fare fronte al peggioramento dell'economia, ventilato il rischio di una patrimoniale che deprimerebbe i consumi, e invitato l'amico a fare qualcosa. Il problema è che le proposte di Fi già ci sono - flat tax e abbattimento del debito -, la disponibilità ad allargare il “patto del Nazareno” ai temi economici c'è, ma il capo del governo non sembra intenzionato ad approfittarne. Anzi. Tanto è bastato al Mattinale, nota politica del gruppo alla Camera, per accusare Renzi e Giorgio Napolitano di essere «anime bellocce nella frescura», responsabili di «una scomunica morale, artificiale e persino incostituzionale». È sempre il foglio di Fi a chiedere al premier di rivelare i contenuti del suo colloquio con Mario Draghi. «Se non vuole una mano, si arrangi», si è sfogato l'ex premier al telefono con una deputata. La linea però non cambia: «Se il Paese e l'emergenza ce lo chiederanno saremo dalla parte degli italiani, a prescindere da Renzi», taglia corto Brunetta. Paolo Emilio Russo

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