Matteo Renzi al Quirinale: con Giorgio Napolitano parlerà di Europa, Troika e conti in rosso
Renzi a rapporto da Napolitano: più che di Costituzione, si parlerà di Europa, di riforme e di conti. L'allarme è rosso, la temperatura bollente e non perché siamo a ridosso di Ferragosto. Matteo Renzi, reduce dalla scampagnata scout di San Rossore, salirà al Quirinale nelle prossime ore per incontrare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: tema caldo il richiamo del presidente Bce Mario Draghi e la replica a più riprese, ma sempre sprezzante, del premier. Il rebus del tetto del 3% - "Non è l'Europa a darci ordini, ma siamo noi a dare ordini all'Ue. Le riforme economiche le faccio io, senza bisogno degli ordini di Bce e Troika", ha spiegato Renzi a Stampa prima e Financial Times poi. Il nodo è il rapporto Deficit-Pil, con l'Italia a rischio sforamento del tetto del 3 per cento. Da un lato, è la tesi cara ad ambienti più o meno vicini a Palazzo Chigi, superarlo regalerebbe fino a 50 miliardi di euro di "tesoretto" da reinvestire tagliando le tasse e rilanciando la crescita. Dall'altro, però, infrangere il diktat del rigore potrebbe creare problemi insormontabili, di credibilità e fiducia, negli ambienti europei. Non a caso, Napolitano oggi ribadirà, come suggerisce Repubblica, la necessità di restare sotto il tetto del 3%, "condizione indispensabile" per non finire con "la Troika a Vipiteno", per usare l'icastica espressione di Giulio Tremonti (che di pressioni della Troika se ne intende). Tre ministri nel mirino - Renzi ai suoi ribadisce quello che dirà anche al capo dello Stato: "Non finiremo commissariati, daremo l'esempio agli altri Paesi. Il mio modello non è la Spagna, ma la Germania". Al Quirinale illustrerà anche il piano degli interventi delle prossime settimane: durante le ferie il premier sarà in costante contatto con i tre ministri-chiave del piano di spending review, quello della Scuola Stefania Giannini, quello della Giustizia Andrea Orlando e quello della Difesa Roberta Pinotti. Saranno loro a dover subire tagli pesanti e, contemporaneamente, a dover studiare riforme e miglioramenti.